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Gli italiani chiedono futuro, ma non lo vedono. I dati ASviS-Piepoli raccontano un Paese sospeso

 
Gli italiani chiedono futuro, ma non lo vedono. I dati ASviS-Piepoli raccontano un Paese sospeso
Redazione
Solo il 22% degli italiani immagina un futuro migliore per il Paese nei prossimi dieci anni. È il dato più simbolico, e più allarmante, del Barometro del Futuro, l’indagine demoscopica diffusa da ASviS ed Ecosistema Futuro in occasione della Giornata Mondiale dei Futuri UNESCO. La rappresentazione di un’Italia che pensa molto al domani (lo fa il 79% dei cittadini) ma che resta ancorata al presente, senza riuscire a intravedere una direzione comune. Un Paese che, mentre osserva con fiducia la scienza (80%), guarda con crescente scetticismo a istituzioni, politica e media, incapaci, secondo la maggioranza degli intervistati, di offrire un orizzonte credibile.

Gli italiani chiedono futuro, ma non lo vedono. I dati ASviS-Piepoli raccontano un Paese sospeso

Il dato più severo riguarda proprio la politica, appena il 4% degli italiani la considera orientata al futuro. Ancor più significativo è che il 65% ritiene che nel dibattito pubblico italiano si parli troppo poco di futuro. Il paradosso è che, mentre cresce la consapevolezza dei rischi globali, dall’aumento del costo della vita alle disuguaglianze (44%), dalla crisi climatica (30%) alle incertezze su pace e sicurezza (32%), il sistema Paese rimane intrappolato in una visione di breve periodo.

La ricerca evidenzia anche un forte scarto tra dimensione personale e collettiva. Il 37% degli italiani è ottimista riguardo al proprio futuro, ma quasi uno su due (46%) è pessimista su quello dell’Italia. Ne emerge una nazione frammentata, in cui l’idea di progresso sembra essersi affievolita. Non sorprende che oltre il 75% dei rispondenti chieda una vera “educazione ai futuri” nel sistema scolastico, per aiutare le nuove generazioni a leggere i cambiamenti e immaginare scenari possibili, probabili e preferibili.

Proprio su questo punto si concentra il progetto Ecosistema Futuro, presentato da ASviS come piattaforma culturale e politica dedicata a rimettere i “futuri” al centro del dibattito pubblico. Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza, richiama il bisogno urgente di ribaltare la prospettiva: “Gli italiani chiedono futuro, ma ritengono che nessuno se ne stia occupando seriamente. Ecosistema Futuro intende invertire questa tendenza, portando l’educazione ai futuri nelle scuole, migliorando i processi decisionali e dando più spazio ai giovani”. Tutto ciò, per introdurre la Valutazione d’Impatto Generazionale per le nuove leggi, avviare nel 2027 la prima Assemblea Nazionale sul Futuro e trasformare musei e istituzioni culturali in veri laboratori di immaginazione civica.

Tra le iniziative già avviate spicca il Network dei Musei dei Futuri, che coinvolge oltre 40 istituzioni culturali, dal MAXXI al MUSE di Trento, dalla Città della Scienza di Napoli alle Gallerie d’Italia. Dal 2026 ognuna dedicherà uno spazio ai “futuri possibili”, interpretati attraverso le proprie collezioni. Una scommessa culturale che mira a colmare quel vuoto di fiducia nei media tradizionali e nelle istituzioni, trasformando i luoghi della cultura in spazi di apprendimento e responsabilità condivisa.

Gli italiani vogliono che lo Stato torni a esercitare una visione. Il 69% chiede una Legge sul Clima e il 65% sostiene un’imposta sulle grandi ricchezze finalizzata a finanziare i giovani. Sono segnali di una domanda sociale precisa, politiche di lungo periodo, decisioni responsabili verso le prossime generazioni, un patto intergenerazionale che non sia più rimandato.

Il Paese, insomma, appare alla ricerca di un nuovo inizio. E il progetto Ecosistema Futuro prova a indicare la direzione: educazione, partecipazione, politiche pubbliche lungimiranti e un nuovo ruolo per la cultura. Perché, come ricordato durante l’evento all’Ara Pacis, costruire il futuro non significa prevederlo, ma renderlo possibile.