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CREPE NEL TECH, BOOM DELL'ARGENTO: LA RIVINCITA DELL'ECONOMIA REALE

 
CREPE NEL TECH, BOOM DELL'ARGENTO: LA RIVINCITA DELL'ECONOMIA REALE
di Luca Lippi

L’attenzione dei mercati si è ormai trasformata in un’ossessione per le mosse della Fed (la Banca Centrale statunitense), diventando l'unico vero catalizzatore degli scambi. Eppure, sotto la superficie macroeconomica, si muovono faglie importanti. Nel settore tecnologico il dominio di Nvidia e delle sue GPU — i processori grafici che alimentano l'intelligenza artificiale — mostra la prima crepa sotto i colpi di Google, pronta a spingere le sue TPU, chip proprietari progettati specificamente per l'apprendimento automatico. Intanto, lontano dai riflettori del tech, l'argento esce dall'ombra dell'oro e torna a far rumore, recuperando un ruolo centrale nelle strategie degli investitori.

LA DITTATURA DELLE ASPETTATIVE: L'ENIGMA DELLA FED

Per decifrare l'attuale schizofrenia dei listini, bisogna guardare al "padrone" indiscusso del sentimento di mercato: la Federal Reserve. La borsa americana non si muove più sui fondamentali economici, ma reagisce quasi esclusivamente alle aspettative sul costo del denaro. Il recente, violento rimbalzo degli indici azionari è la risposta speculare al pessimismo del mese precedente: se prima i mercati erano scesi rassegnandosi a tassi alti a lungo, ora salgono scommettendo ciecamente sull'arrivo dei tagli.

Questa narrativa binaria — "tagli sì, tagli no" — è diventata l'unica bussola, un’ossessione che oscura ogni altro dato macroeconomico. Ma mentre gli occhi sono fissi su Washington, in California e sui mercati delle materie prime lo scenario sta mutando radicalmente.

LA SFIDA DEI CHIP E L'INCOGNITA DEI COSTI

Il secondo motore di questa fase di mercato è la tecnologia, ma il motore inizia a perdere colpi. L'attenzione si è spostata su una faglia che si sta aprendo nell'impero di Nvidia. L'azienda, finora leader indiscussa grazie alle sue GPU, deve ora fronteggiare l'offensiva di Google. Il colosso di Mountain View ha messo sul piatto le sue TPU (Tensor Processing Units), più efficienti per determinati compiti rispetto all'hardware generalista di Nvidia.

È un segnale forte: il monopolio hardware non è più intoccabile, e la performance negativa del titolo Nvidia in una settimana altrimenti rialzista ne è la prova.

Oltre alla competizione tecnica, emerge un problema finanziario strutturale legato ai CAPEX (Capital Expenditures), ovvero le spese in conto capitale per investimenti a lungo termine. Le grandi aziende tecnologiche stanno investendo somme colossali per costruire i data center necessari a far girare l'IA. Gli investitori iniziano a chiedersi: questi costi enormi porteranno profitti reali? E le infrastrutture reggeranno?

Il recente blackout del CME (Chicago Mercantile Exchange), causato da un guasto in un data center, ha mostrato quanto sia fragile il gigante dai piedi d'argilla: basta un nodo che salta per paralizzare una fetta della finanza globale. Il dubbio che l'IA stia correndo troppo veloce rispetto alla rete energetica e fisica che deve sostenerla si fa sempre più concreto.

ARGENTO E INDUSTRIA

È in questo contesto di incertezza digitale che si inserisce la vera novità: il prepotente ritorno dell'economia tangibile. Mentre il mondo guardava ai titoli tech, l'argento ha rotto i massimi storici sul mercato dei futures. Un movimento tecnico pulito e potente che non può essere archiviato come speculazione, ma va letto come un segnale di rotazione ciclica.

La rotazione ciclica (o sector rotation) è il movimento strategico dei grandi capitali da un settore economico all'altro.

I capitali si stanno spostando dalla crescita finanziaria (Growth) all'economia reale. Lo confermano i PMI manifatturieri, tornati sopra quota 50, soglia che indica espansione economica. La domanda industriale riparte, mentre i servizi rallentano.

Questo spiega il rialzo corale non solo dell'argento, ma di metalli puramente industriali come rame, alluminio e nickel. A differenza dell'oro, che è un bene rifugio, questi materiali servono fisicamente per costruire la transizione energetica e digitale. La dinamica sui prezzi è classica:

  • da un lato i Commercial, ovvero le industrie che acquistano materia prima;

  • dall'altro i Non-Commercial, cioè gli speculatori ribassisti.

Quando la domanda fisica preme e le scorte sono basse, gli speculatori devono chiudere le posizioni, provocando rialzi violenti.

LA TEMPESTA PERFETTA DEL 2026

Il quadro si completa con il ruolo dell'energia. Il petrolio, troppo legato alla geopolitica e inutile per i data center, resta ai margini. Il protagonista diventa il gas naturale, fonte indispensabile per generare quell'energia elettrica (circa il 30%) che serve a mantenere operativa la nuova economia digitale.

Siamo quindi di fronte a un possibile cambio di paradigma. Se il 2026 sarà l'anno delle materie prime e dell'industria, la Fed rischia di commettere un errore storico: stimolare l'economia proprio mentre i costi di produzione (energia e metalli) tornano a salire, alimentando un'inflazione da costi, molto più difficile da domare.

In questo scenario, le borse non crollano ma mostrano una rotazione dei preferiti.
Il settore tecnologico cede il passo ai settori "vecchi" ma solidi: utility, industria, energia. Una configurazione che favorisce piazze come Milano, ricca di titoli della old economy, e sancisce il passaggio dalla narrazione virtuale dell'IA alla concretezza dell'economia reale.

CONCLUSIONE

Siamo dunque all'alba di un vero cambio di paradigma. Mentre l'ossessione per i tassi e la narrazione sull'IA mostrano i primi segni di stanchezza, il mercato sta già guardando altrove.
I capitali stanno migrando dal virtuale al tangibile, premiando materie prime e industria: non è la fine della corsa, ma un passaggio di testimone dall'economia digitale a quella reale, che ha appena iniziato a fare la voce grossa.