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GIAPPONE: ALLARME DEL PREMIER ISHIBA SUL DEBITO

 
GIAPPONE: ALLARME DEL PREMIER ISHIBA SUL DEBITO

“La situazione fiscale del nostro Paese è indubbiamente estremamente grave, peggiore di quella della Grecia.” Con questa affermazione, il Primo Ministro Shigeru Ishiba, un noto "falco fiscale" eletto lo scorso anno, gela le richieste di nuovi stimoli in vista delle elezioni di luglio per la camera alta

di Luca Lippi

Lunedì, ha ribadito ai parlamentari che il Giappone non può permettersi tagli alle tasse finanziati da nuovo debito. È l'alba di un dissesto con ripercussioni globali o il consueto allarmismo?

I rendimenti dei titoli di Stato a 30 anni hanno toccato il 3,15 per cento, un livello record per gli standard recenti. Questo segna una netta rottura con il passato: per anni, la Banca del Giappone (BoJ) ha imposto tassi bassissimi (fino a negativi) e il "Yield Curve Control" (YCC) per combattere la deflazione post-bolla anni '90. Ora, il mercato prezza un rischio maggiore e/o aspetta tassi e inflazione più alti nel lungo periodo. Il paese affronta infatti un'inflazione "forte" (per i suoi standard), un cambio di rotta nelle politiche economiche e un debito pubblico al 260 per cento del PIL, a cui si aggiunge la detenzione di 1.100 miliardi di dollari in titoli USA.

Il Giappone sperimenta un ritorno dell'inflazione

Dopo decenni di deflazione, il Giappone sperimenta un ritorno dell'inflazione – in parte importata, in parte da ripresa interna e spinte salariali. Sebbene moderata rispetto a USA/Europa, è significativa per il paese. Di conseguenza, la BoJ ha iniziato a normalizzare la politica monetaria, abbandonando i tassi negativi e allentando lo YCC, permettendo così ai rendimenti di salire.

Rapporto debito/Pil tra i più alti nel mondo

Il rapporto debito/PIL giapponese (circa 260 per cento) è tra i più alti globalmente. Tuttavia, la sua struttura è peculiare: è detenuto in stragrande maggioranza internamente (cittadini, banche, fondi pensione, e la stessa BoJ) ed è denominato in Yen, valuta che la banca centrale può teoricamente stampare. Finché i tassi erano minimi, il servizio del debito era sostenibile; ora, con tassi in rialzo, i costi di rifinanziamento aumentano la pressione sulle finanze pubbliche.

1100 miliardi di dollari in treasury

Il Giappone detiene circa 1.100 miliardi di dollari in titoli del Tesoro USA, frutto di surplus commerciali passati e ricerca di asset sicuri. Questi generano entrate da interessi (potenzialmente maggiori con l'aumento dei tassi USA) ma espongono anche a rischi di cambio e di mercato. Vendite massicce da parte di Tokyo, per difendere lo Yen o altre necessità, avrebbero ripercussioni globali ma non esiste alcun rischio al riguardo.

Situazione peggiore di quella della Grecia

La dichiarazione di Ishiba ("peggio della Grecia") si basa sul rapporto debito/PIL (260 per cento vs. il picco greco del 180-200 per cento). Numericamente, il paragone regge in termini grezzi. Ma la struttura del debito è radicalmente diversa: interno e in Yen per il Giappone, contro il debito estero in Euro (valuta non controllata) della Grecia. Questo ha finora protetto Tokyo da crisi di fiducia estera. L'allarme di Ishiba, quindi, va letto come un avvertimento: se tassi e inflazione salissero senza controllo e senza crescita, il Giappone rischierebbe una spirale insostenibile. Una perdita di fiducia interna o della BoJ nel controllo della situazione avrebbe conseguenze sistemiche globali, data la mole dell'economia nipponica, ma è come dire “se tuona, piove”.

Il debito potrebbe diventare insostenibile

In conclusione, il Giappone non è sull'orlo di un default "alla greca" né necessita di salvataggi. Tuttavia, l'avvertimento di Ishiba evidenzia rischi reali: in uno scenario avverso (perdita di fiducia interna, inflazione fuori controllo che costringe a rialzi drastici dei tassi), l'enorme debito potrebbe diventare insostenibile. Le conseguenze, data la dimensione dell'economia giapponese, sarebbero diverse ma potenzialmente più dirompenti globalmente rispetto alla crisi greca.