In Giappone c’è un fenomeno particolare chiamato jōhatsu (蒸発), che significa evaporazione. Le persone che diventano jōhatsu spariscono improvvisamente dalla loro vita: abbandonano lavoro, casa, famiglia ed amici. Non è un crimine né un gesto disperato come il suicidio: è una scelta volontaria, spesso per sfuggire a problemi economici, pressioni familiari, violenze o fallimenti personali.
Jōhatsu, gli “evaporati” del Giappone, le vite che scompaiono per ricominciare da zero
Chi scompare può cambiare città, nome ed in alcuni casi anche aspetto fisico, cercando di ricostruire una nuova vita senza essere rintracciabile. In Giappone, dove l’onore, la reputazione e le aspettative sociali pesano molto, fallire significa spesso affrontare vergogna e senso di colpa. Per alcuni, sparire è l’unico modo per ricominciare senza essere giudicati. Molti jōhatsu scelgono quartieri urbani anonimi o piccole città di provincia, dove è facile confondersi tra la folla.
Alcuni trovano lavoro in attività pagate in contanti, come cantieri o piccoli ristoranti, per evitare registri ufficiali. Altri invece vivono per anni in stanze minuscole, limitando i contatti sociali per non attirare attenzioni. Le famiglie, spesso, oscillano tra la speranza e la rassegnazione, senza sapere se cercare o rispettare la scelta della persona scomparsa. In certi casi, i jōhatsu decidono di riapparire dopo molto tempo, ma il ritorno non sempre è semplice: ricostruire legami può essere difficile quanto sparire.
Non tutti però lo fanno da soli. Esistono le yonige‑ya, agenzie che aiutano chi vuole evaporare. Queste agenzie offrono traslochi di notte, aiuto per trovare un nuovo alloggio, lavoro e persino documenti o nuove identità. In questo modo chi decide di sparire può farlo in sicurezza e con discrezione.
Ogni anno, in Giappone, tra 80.000 e 100.000 persone scelgono di sparire volontariamente. Non è facile avere numeri precisi, perché molte persone non vengono mai cercate e la società tende a rispettare la privacy. Per chi resta, la sparizione è spesso un mistero doloroso: non ci sono corpi, né spiegazioni.
Per chi diventa jōhatsu, sparire non è solo un gesto di fuga, ma un modo per sopravvivere e ricominciare. Le yonige‑ya non sono soltanto agenzie, ma la prova concreta che alcune persone trovano nell’anonimato l’unica possibilità di vita lontano da pressioni e fallimenti. Dietro la facciata ordinata della società giapponese, si nascondono storie di sofferenza e desideri di rinascita. Sparire significa lasciare tutto dietro di sé, vivere nell’ombra, ma anche provare a costruire una nuova vita.