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Invecchiamento e linguaggio: come cambia la comunicazione dopo i 75 anni

 
Invecchiamento e linguaggio: come cambia la comunicazione dopo i 75 anni

Uno studio dell’Università di Udine rivela come invecchiare influisca in modo graduale e selettivo sulle abilità comunicative

Invecchiamento e linguaggio: dopo i 75 anni cambia la capacità di comunicare in modo efficace

Invecchiare in salute non significa solo mantenere una buona condizione fisica, ma anche preservare le abilità cognitive e linguistiche. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta dall’Università di Udine, pubblicata sulla rivista scientifica Discourse Processes, che ha analizzato le competenze discorsive in un ampio campione di 256 adulti sani tra i 20 e i 92 anni.

Lo studio, coordinato da un team di linguisti e psicologi cognitivi, dimostra che l’invecchiamento sano ha un impatto misurabile e selettivo sulla capacità di produrre discorsi coerenti, grammaticalmente corretti e adeguati al contesto. La soglia critica dei 75 anni emerge come un punto di svolta in diverse abilità comunicative e cognitive.

Il campione e il metodo: un’analisi narrativa su quattro fasce d’età

I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi:

  • 64 giovani adulti (20-39 anni)
  • 64 adulti di mezza età (40-59 anni)
  • 64 adulti maturi (60-74 anni)
  • 64 anziani (75-92 anni)

Ciascun partecipante è stato coinvolto in una prova di produzione narrativa, valutata attraverso una procedura di analisi innovativa, elaborata dallo stesso team di ricerca. L’obiettivo era indagare la relazione tra invecchiamento, capacità discorsive e funzioni cognitive come memoria di lavoro, attenzione e controllo inibitorio.

Declino cognitivo graduale e selettivo: cosa cambia nel linguaggio

Dai risultati emerge che il linguaggio viene influenzato in modo asimmetrico dall’età, con una maggiore vulnerabilità della produzione linguistica rispetto alla comprensione.

In particolare:

  • La quantità di parole prodotte non varia significativamente con l’età.
  • La velocità di eloquio tende invece a ridursi progressivamente.
  • Grammatica, fonologia e coerenza discorsiva mostrano un declino graduale, con peggioramenti significativi oltre i 75 anni.

L’aumentare dell’età influisce sulla capacità di:

  • Produrre parole ben formate
  • Costruire frasi complete e corrette
  • Legare logicamente e semanticamente le frasi tra loro

Dopo i 75 anni, in particolare, si osserva una riduzione dell’efficacia comunicativa: il parlante fatica a rendere chiaro il “succo” del discorso, generando incomprensione nell’ascoltatore.

Le cause: funzioni cognitive sotto pressione

Queste difficoltà discorsive sono state associate a un concomitante declino delle funzioni esecutive, tra cui:

  • Memoria di lavoro (capacità di gestire più informazioni contemporaneamente)
  • Attenzione sostenuta
  • Controllo inibitorio (evitare informazioni ridondanti o errate)
  • Teoria della mente (capacità di considerare il punto di vista dell’interlocutore)

Il deterioramento di queste abilità compromette la possibilità di adattare il discorso al contesto e all’interlocutore, rendendo meno efficace la comunicazione.

Invecchiamento sano: un percorso da monitorare anche sul piano linguistico

Lo studio dell’Università di Udine offre nuove prospettive sul ruolo del linguaggio come indicatore precoce del declino cognitivo, anche in soggetti considerati sani. L’identificazione della soglia critica dei 75 anni permette di definire un target per future strategie di prevenzione e potenziamento cognitivo, con l’obiettivo di preservare la qualità della comunicazione e della vita nella terza età.

Redazione