Viviamo in un’epoca in cui gli adolescenti crescono circondati da schermi: smartphone, computer, console e tablet sono strumenti quotidiani, spesso dati per scontati. Ma la connessione costante ha un costo psicologico, e i dati scientifici lo confermano: i nativi digitali sono sempre più esposti a disturbi mentali come ansia, depressione e, nei casi più gravi, comportamenti autolesionistici e ideazioni suicide.
A suonare l’allarme è uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Health Behavior in School-aged Children, che analizza il legame tra sovraesposizione agli schermi e benessere mentale tra gli adolescenti.
Uso eccessivo: il 32% degli adolescenti è a rischio
Secondo lo studio, l’11% dei giovani dichiara che la propria vita è stata significativamente alterata da smartphone, computer e videogiochi. Un preoccupante 32% è a rischio di “uso problematico”, ovvero una relazione con la tecnologia che interferisce con lo studio, le relazioni o l’equilibrio emotivo.
In risposta a questo scenario, la piattaforma spagnola Control Z, guidata da Mar España (già direttrice dell’Agenzia spagnola per la protezione dei dati), ha lanciato un’iniziativa a cui partecipano 16 enti impegnati nell’uso responsabile delle tecnologie digitali. Neurologi, psicologi e psichiatri hanno collaborato per sensibilizzare su un tema ormai urgente: l’iperconnessione digitale sta cambiando lo sviluppo cognitivo, relazionale ed emotivo delle nuove generazioni.
La psichiatra Huertas: “Viviamo tempi senza precedenti”
Una delle voci autorevoli del progetto è Abigail Huertas, psichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Ospedale Gregorio Marañón di Madrid. Il suo intervento fotografa una società in difficoltà:
“Viviamo in tempi senza precedenti perché, da un lato, gli adolescenti sono progrediti enormemente nella loro capacità di identificare ed esprimere il loro malessere emotivo senza vergogna o stigma, qualcosa che era impensabile un decennio fa. Ma d’altra parte, abbiamo una società adulta – che comprende molte famiglie – che è sopraffatta e incapace di offrire un supporto emotivo sufficiente”.
Huertas sottolinea come i disturbi mentali si presentino sempre prima e in forma più intensa, anche se non esistono ancora prove definitive della correlazione causale.
“Sappiamo che i contenuti che consumiamo – e gli algoritmi che ce li presentano – influenzano direttamente il nostro umore, la percezione che abbiamo di noi stessi, le nostre abitudini di consumo e la nostra identità. È molto difficile non rimanere intrappolati, soprattutto se nessuno ti spiega il dirottamento dell’attenzione. E la parte più preoccupante è che la maggior parte della popolazione non ne è consapevole.”
Lo schermo e il rischio autolesionismo
L’uso precoce e massiccio degli schermi, avverte Huertas, compromette lo sviluppo mentale ed emotivo. I rischi associati comprendono depressione, ansia, disturbi alimentari, autolesionismo e isolamento sociale – con un’incidenza maggiore tra le ragazze adolescenti. A questi si aggiunge una bassa autostima e una percezione distorta del corpo, alimentata da modelli irrealistici veicolati dai social media.
Questi risultati sono stati confermati anche dallo Studio esplorativo sugli effetti sulla salute della sovraesposizione ai social media e agli schermi da una prospettiva di genere, condotto nel 2023 dalla Rete spagnola per la cura delle dipendenze e dalla Federazione dei giocatori d’azzardo riabilitati.
Quando l’autolesionismo diventa linguaggio
Il fenomeno dell’autolesionismo assume una valenza ancora più drammatica quando diventa modalità comunicativa e di richiesta di attenzione. Secondo gli esperti, molte famiglie si accorgono dei problemi solo dopo che il comportamento si manifesta, spesso reagendo con colpa, ansia e paura.
“In molti casi, la reazione è quella di concentrare la propria attenzione sull’adolescente, che quindi potrebbe interpretare che attraverso l’autolesionismo può ottenere esattamente ciò di cui ha bisogno: attenzione, convalida e cura”.
Dal punto di vista neurologico, l’autolesionismo libera endorfine, oppioidi naturali che danno sollievo, e attiva il circuito di ricompensa del cervello, con la produzione di dopamina. Un meccanismo simile a quello di una dipendenza.