l Sud non è più periferia, soprattutto, è ora che si smetta di trattarlo come tale. Dai record dell’export all’intelligenza artificiale, è bastato rimuovere il freno alle provvidenze pubbliche da decenni dirottate esclusivamente al Nord – da quella stessa politica che oggi chiede maggiore equità nella distribuzione di risorse – per cambiare il panorama del futuro.
Se per decenni ci siamo abituati a pensare al Mezzogiorno come alla "palla al piede" dell’economia italiana, già i dati del 2023 impongono un radicale cambio di prospettiva. Tra manifattura, alta tecnologia e nuova occupazione, il Sud sta diventando il nuovo motore del Paese. Ma per consolidare la crescita serve sconfiggere l'ultimo nemico: la rassegnazione.
C’è un divario tra la percezione comune e la realtà dei numeri. Per molto tempo, la narrazione sul Sud Italia si è concentrata esclusivamente sui ritardi, sulle inefficienze e sulla dipendenza dagli aiuti statali. Tuttavia, analizzando i dati economici più recenti, emerge un quadro completamente diverso. Non si tratta di ottimismo infondato, ma di una fotografia nitida di un cambiamento strutturale.
I NUMERI DEL SORPASSO
Il primo dato che scardina i vecchi pregiudizi riguarda la capacità di produrre e vendere all’estero. Nel 2023, Napoli e la Campania sono risultate rispettivamente la prima città e la prima regione d’Italia per la crescita dell’export manifatturiero. Significa che le fabbriche del Sud stanno vendendo i loro prodotti nel mondo più velocemente di quanto facciano le storiche locomotive del Nord.
A questo si aggiunge il dato sul lavoro: oltre il 50 per cento della nuova occupazione stabile creata in Italia si concentra proprio nel Mezzogiorno. Non si parla di lavori precari o stagionali, ma di contratti che offrono prospettive di futuro.
TECNOLOGIA, NON SOLO TURISMO
L'altro grande mito da sfatare è che il Sud possa vivere solo di turismo e agricoltura. La realtà ci parla di eccellenze tecnologiche di livello mondiale. L’Università della Calabria, ad esempio, ha conquistato un primato europeo nel campo dell’intelligenza artificiale, una delle materie più decisive per il futuro dell'economia globale. Allo stesso modo, Bari si è affermata come polo d'eccellenza per la cybersicurezza.
Questi esempi dimostrano che il Sud non è più una periferia passiva, ma un attore centrale nelle sfide della modernità. Napoli e Bari, in particolare, stanno creando un asse economico che, per dinamismo, somiglia sempre di più a una "nuova Lombardia": un motore produttivo capace di trainare il resto del Paese.
USCIRE DAL RACCONTO "OMISSIVO"
Se la realtà è questa, perché fatichiamo a riconoscerla? Il problema risiede nella narrazione. Per anni è prevalso un racconto "omissivo", che ha colpevolmente nascosto i successi e le potenzialità del territorio, concentrandosi solo sulle criticità. Cambiare narrazione non significa inventare favole o fare propaganda, ma semplicemente smettere di ignorare ciò che funziona. Significa raccontare la verità completa: ammettere i problemi, ma valorizzare le soluzioni che già esistono.
È innegabile che il Mezzogiorno sconti ancora gli effetti di un quarto di secolo difficile, caratterizzato da tagli ai trasferimenti pubblici che hanno indebolito scuola e sanità. Tuttavia, nonostante questi freni, la reazione del tessuto produttivo e culturale è stata sorprendente. Il decoro urbano ritrovato in città come Napoli e i progressi infrastrutturali (come il potenziamento della linea ferroviaria Napoli–Bari, attesa dai tempi di Cavour) sono segnali tangibili di questa rinascita.
LA SFIDA CULTURALE: ADDIO AL PIAGNISTEO
Ora che i numeri danno ragione al Sud, resta da vincere la battaglia più delicata: quella mentale. I veri nemici dello sviluppo, oggi, sono la "cultura della rassegnazione" e il "piagnisteo". L’abitudine a lamentarsi di ciò che manca, aspettando che qualcuno risolva i problemi dall'esterno, è un freno che condanna il territorio all'immobilità.
La fiducia non si costruisce sulle promesse, ma sulla consapevolezza di ciò che è già stato fatto.
Il messaggio per le nuove generazioni che lasciano i propri territori al Sud è quindi chiaro: il futuro non è necessariamente altrove. Il "domani" si può costruire qui, misurandosi con problemi reali ma avendo alle spalle un sistema che ha dimostrato di saper competere ad armi pari con il resto d'Europa. Il futuro è il Mediterraneo e tutto quello che c’è sotto, il futuro è che il Sud non salverà solo il Nord Italia, ma tutta l’UE, e che i “padroni del vapore” per successione dinastica – i partiti che si contendono primati amministrativi decennali – se ne facciano una ragione.