Come tutte le storie belle è finita troppo presto. Anche se per farne sortire di nuove e forse ancora più belle. Insomma, quello che ‘Prima Comunicazione’, da decenni ‘bibbia’ dell’informazione italiana, aveva definito ‘fenomeno’, si è interrotto oggi, come peraltro era già noto agli addetti ai lavori. Roberto Napoletano ha lasciato la direzione del quotidiano partenopeo ‘Il Mattino’ per tornare al timone dell’ammiraglia del gruppo Caltagirone: ‘Il Messaggero’ di Roma.
Napoletano aveva restituito al ‘Mattino’ un’anima. Invece di farne una scialba copia dei ‘giornaloni’ nazionali (come tanta stampa di provincia, poi spesso costretta a vivacchiare o a chiudere) aveva rispolverato la lezione dei fondatori del quotidiano, promuovendo la valorizzazione delle eccellenze locali, e meridionali in genere, nonché la difesa degli interessi del Sud d’Italia in un’ottica nazionale, consapevole che quanto va bene al Sud va bene all’Italia.
I risultati dell’opera intrapresa da Napoletano 577 giorni fa, li ha contati lui stesso, si vedono nei numeri: ‘Il Mattino’, tra i primi venti quotidiani italiani, è l’unico (o quasi) ad aver aumentato le copie, in un momento di crisi acuta della stampa, quotidiana in particolare.
Merito innanzitutto del direttore, così come quando le cose non vanno per il verso giusto è il direttore il primo a pagare. Per gli obiettivi che si è dato e che ha correttamente perseguiti. E per la capacità di mettere assieme una squadra, tra redazione e collaboratori, di primissimo ordine. In grado di rispondere egregiamente al primo e comune obiettivo: cambiare il paradigma nella narrazione di Napoli e del Sud.
Cambiare il paradigma, sia chiaro, non vuol dire inventare una narrazione ma, parole di Napoletano, “documentare il molto che si è già fatto, che un racconto omissivo ha spesso sottaciuto, per diffondere la fiducia contagiosa necessaria a fare il molto che si deve ancora fare”. Rimanendo sempre tutt’altro che teneri verso quanto non è andato e non va.
Nella speranza, e lo dico da meridionale, che questa opera possa continuare a Napoli (auguri al suo successore Vincenzo Di Vincenzo) e nella certezza che a Roma, da direttore del ‘Messaggero’, Napoletano (auguri anche a lui per la nuova sfida) darà vita a un altro ‘fenomeno’, chiudo con un rammarico personale, quello di non aver potuto fare parte, anche da ultima ruota del carro, della squadra messa assieme da Napoletano al ‘Mattino’. Una squadra che nella nebbia dei ricordi di un bambino milanista (nessuno è perfetto) di tanti anni fa mi rammenta il vittorioso Milan di Nereo Rocco. Dove la somma delle individualità, pure indiscutibili, era di molto inferiore all’enorme valore del gruppo.