Domani il Paese si ferma per lo sciopero generale che paralizzerà i settori vitali del Paese, dall'Istruzione alla Sanità, al mondo dell'informazione, ai Trasporti.
Ma, verrebbe da dire, che, se si ferma l'Italia degli studenti e dei professori, degli infermieri e dei medici, dei giornalisti, quella che usa, quotidianamente, il treno per spostarsi si fermerà un po' di più.
Anche se, ammettiamolo, i viaggiatori nostrani ci sono abituati, costretti come sono a confrontarsi quotidianamente con disastri, più o meno piccoli, che li costringono a mettere in conto ritardi, cancellazioni, caos nelle stazioni.
Domani l’Italia si ferma, ma chi viaggia con FS lo è già da tempo
E' una condizione che, al di là dei proclami e dell'autocelebrazione in cui troppo spesso cade il gruppo FS, si ripete con disarmante frequenza e di questo, una volta passata l'emergenza, pare che tutti si dimentichino, confidando nella fortuna o facendosi condizionare dalla rassegnazione che ormai contraddistingue gli italiani, non solo nel settore dei trasporti.
Esageriamo? Non esattamente, avendo vissuto, come testimoni o, purtroppo, da involontari protagonisti, situazioni che in altri Paesi portano a licenziamenti o dimissioni (già: altrove questa parola, ''dimissioni'', esiste ed è applicata), da noi vengono accettate nel quotidiano rito del fatalismo. Quello che ci porta a dire: tanto doveva succedere.
Ed invece non dovrebbe proprio accadere che, quando salta un fusibile o una motrice blocca un binario, stazioni cruciali per il sistema ferroviario del Paese si blocchino e, cosa peggiore, lo fanno abbandonando i passeggeri a sé stessi, con pochissime informazioni, lasciati in un limbo che si traduce nel bivaccare davanti ad un bar nella speranza che il dio dei treni faccia il miracolo e ne faccia arrivare uno, che poi però sia fatto ripartire.
Il rapporto tra azienda erogatrice (in questo caso di un servizio) non può essere a senso unico, dovendosi riconoscere al passeggero-utente rispetto e considerazione.
Ma siamo sicuri che ''rispetto e considerazioni'' siano parte del vocabolario di chi il servizio lo eroga?
Poi è facile cadere nel tranello dell'autorreferenzialità, che, quando si parla di cose che sono essenziali per la vita del Paese e di chi ci vive, è pernicioso e dovrebbe essere evitato per evitare di precipitare nell'involontario umorismo.
Ma c'è anche di peggio, perché, se noi italiani, come si usa dire, abbiamo fatto l'abitudine a certe cose, gli stranieri non sono in questa condizione. Soprattutto chi viene in Italia per turismo e si ritrova sbattuto da qui a là quando qualcosa nel delicatissimo meccanismo del trasporto su rotaia va male.
Non sappiamo se lo sciopero di domani, che ha come bersaglio la manovra per il 2026, avrà risultati e quali, ma su una cosa siamo pronti a scommettere: il caos in cui si ritroveranno quelli - e sono la quasi totalità - usano il treno per necessità o per comodità, quando, nelle stazioni vagheranno come anime erranti in cerca di risposte.