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TRUMP BORBOTTA E MOODY'S FA IL PIENO ALL’ITALIA

 
TRUMP BORBOTTA E MOODY'S FA IL PIENO ALL’ITALIA

Venti di tempesta dopo la quiete? Donald Trump torna a scuotere i mercati internazionali con la sua tipica irruenza

di Luca Lippi

Il presidente USA è intervenuto "in tackle scivolato" sulle delicate trattative commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea, alzando drasticamente i toni e prefigurando scenari di scontro aperto. Parallelamente, nel suo mirino finisce anche il colosso tecnologico Apple, mentre per l'Italia arriva una nota di cauto ottimismo dall'agenzia di rating Moody's.

USA-UE: MINACCIA DI DAZI AL 50 PER CENTO

Si sente nuovamente il rumore dei dadi prima del lancio: dazi del 50 per cento sui beni provenienti dall'Unione Europea, pronti a scattare dal primo giugno. La motivazione addotta da Trump è la frustrazione per lo stallo nelle negoziazioni commerciali, che a suo dire non starebbero producendo i risultati sperati per l'economia americana.

Il mercato, pur abituato alle sortite dell'ex presidente, ha incassato il colpo. Inizialmente ha “barcollato” ma questa volta, la reazione è stata più composta rispetto ad episodi passati. Come quando ci si vaccina: il sistema immunitario, pur duramente attaccato, trova la forza di reagire con maggiore prontezza. Dopo un primo, inevitabile ribasso, le borse hanno mostrato una lenta ma progressiva ripresa, chiudendo le sedute in territorio negativo ma senza registrare crolli o scene di panico diffuso.

LE REAZIONI DEGLI AMERICANI

L'interrogativo che ora serpeggia tra “gli operatori” è cruciale: si tratta della solita "sparata" strategica, un modo per esercitare massima pressione al tavolo delle trattative e strappare condizioni più vantaggiose? Oppure è l'anticamera di una rottura definitiva, con l'imposizione effettiva di tariffe punitive?

Le prime reazioni da ambo le sponde dell'Atlantico sembrano orientate a intensificare ulteriormente il confronto negoziale, nel tentativo di scongiurare una guerra commerciale su larga scala. Ma il clima, secondo certa stampa, è teso e l'esito incerto. La chiusura di Wall Street per il Memorial Day di lunedì (26 maggio) congelerà le posizioni, ma da martedì, con la riapertura delle contrattazioni, si capirà meglio l'orientamento dei mercati e le possibili evoluzioni diplomatiche.

APPLE NEL MIRINO: IL BRUCO DEL PROTEZIONISMO

Trump ha puntato il dito direttamente contro Apple, uno dei simboli dell'innovazione e del successo americano a livello globale. L'accusa è quella di delocalizzare la produzione, citando specificamente l'India come esempio, invece di investire per riportare le fabbriche negli Stati Uniti e creare posti di lavoro "a casa".

La minaccia è concreta: dazi punitivi, stimati attorno al 25 per cento, su tutti i dispositivi elettronici – inclusi gli iconici iPhone – prodotti all'estero. Questa prospettiva ha colpito duramente il titolo Apple in borsa, che ha ceduto oltre il 3 per cento, portando le perdite settimanali a un pesante -7,5 per cento circa. Una flessione significativa che ha fatto scivolare nuovamente la capitalizzazione del colosso di Cupertino sotto la soglia psicologica dei 3 trilioni di dollari.

LA MINACCIA SI ESTENDE A TUTTI I MODELLI PRODUTTIVI GLOBALIZZATI

Non è stata menzionata solo Apple; sebbene il focus fosse sul gigante di Cupertino, la minaccia si estende implicitamente a tutte le aziende tecnologiche che adottano modelli produttivi globalizzati, inclusa la sudcoreana Samsung, anch'essa con massicce produzioni fuori dai confini USA.

Si tratta dell'ennesima manifestazione della dottrina "America First", che questa volta “minaccia” di colpire il settore tecnologico, uno dei fiori all'occhiello dell'economia statunitense. Il messaggio inviato è inequivocabile: la produzione deve tornare entro i confini nazionali, oppure le aziende dovranno prepararsi a pagare un prezzo salato. Una sfida che potrebbe innescare profonde ristrutturazioni nelle catene di approvvigionamento globali e avere strascichi significativi per consumatori e imprese. Anche qui, l'evoluzione della situazione è tutta da "vedere".

moody's
credits: Bloomberg

MOODY'S PROMUOVE L'ITALIA

In un quadro internazionale a tinte fosche, c’è spazio per un cauto sollievo all'Italia. L'agenzia di rating Moody's ha infatti rivisto il suo giudizio sul debito sovrano italiano, migliorando l’Outlook da "Stabile" a "Positivo". Pur mantenendo il rating fermo a "Baa3" – l'ultimo gradino dell'area "Investment Grade" (la cosiddetta "Serie A" dei titoli di Stato, che indica un rischio di insolvenza relativamente basso) – questo cambiamento di prospettiva è un segnale incoraggiante.

L'aggiornamento di Moody's segue una mossa analoga compiuta precedentemente da S&P e potrebbe avere effetti benefici sul mercato dei titoli di Stato italiani. Un Outlook positivo, infatti, segnala una maggiore probabilità di un futuro upgrade del rating stesso e tende a rendere i BTP più attraenti per gli investitori internazionali. Questo, a sua volta, potrebbe favorire un'ulteriore discesa dello spread BTP-Bund, riducendo il costo del finanziamento del debito pubblico.

I FATTORI CHE HANNO MOTIVATO LA DECISIONE

A motivare la decisione di Moody's sono stati diversi fattori: un deficit per il 2024 previsto migliore delle attese iniziali, la graduale eliminazione di misure straordinarie ad alto impatto sui conti pubblici (come il Superbonus edilizio) e la riconosciuta solidità del sistema bancario italiano, che ha dimostrato resilienza anche in contesti complessi.

Se il percorso di riforme e di risanamento dei conti dovesse proseguire nella direzione auspicata, si aprirebbero concretamente le porte per una futura promozione del rating, un traguardo che l'Italia insegue da tempo.

In conclusione, una settimana “movimentata” sta aprendosi, tra le solite minacce “bionde”, gli allarmismi di certi media ma con un buon segnale di fiducia per l'economia italiana – sempre da valutare - che potrebbe portare a un miglioramento delle condizioni di finanziamento. Come sempre, il futuro è incerto, ma le borse meno isteriche già fanno capire di avere individuato una direzione e quest’ultima condizionerà inevitabilmente importanti dossier aperti.