La violenza contro le donne in Italia
La violenza contro le donne in Italia rimane una cicatrice profonda, un fenomeno che cambia forma e linguaggi, ma che non arretra. I primi risultati dell’indagine “Sicurezza delle donne”, diffusi dall’Istat in occasione del 25 novembre 2025, mostrano un Paese dove la consapevolezza cresce, le richieste di aiuto aumentano, ma la violenza continua a insinuarsi nel silenzio delle case, nelle relazioni intime e negli spazi pubblici, fisici e digitali.
I dati Istat e il quadro normativo
La ricerca, prevista dalla Legge 53/2022, dalla Convenzione di Istanbul e dalla direttiva europea 2024/1385, restituisce una situazione complessa, per certi versi inquietante. Sono circa 6 milioni e 400mila le donne di età compresa tra 16 e 75 anni che hanno subito, almeno una volta nella vita, una violenza fisica o sessuale, quasi una su tre. Un dato che non arretra rispetto alle precedenti rilevazioni e che conferma la persistenza di un fenomeno strutturale, trasversale e sistemico.
Nel dettaglio, il 18,8% delle donne ha subito violenze fisiche, mentre il 23,4% ha sperimentato violenze sessuali. All’interno di queste ultime, lo stupro o tentato stupro riguarda il 5,7% delle donne.
La violenza nelle relazioni di prossimità
La violenza non appartiene a un unico luogo. Esiste la violenza “di prossimità”, quella che arriva per mano di parenti, amici, colleghi o conoscenti, ne sono vittime il 26,5% delle donne.
Ma è soprattutto dentro la coppia che la violenza assume la sua forma più subdola e dolorosa. Il 12,6% delle donne che hanno o hanno avuto un partner ha subito violenze fisiche o sessuali dal proprio compagno.
Tra le forme più frequenti emergono anche:
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violenza psicologica (17,9%)
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violenza economica (6,6%)
Meccanismi di controllo e svalutazione che spesso precedono o accompagnano gli abusi fisici.
Il ruolo dei partner ed ex partner
È nella relazione intima che si consuma la parte più grave del dramma. Il 63,8% degli stupri è commesso da partner attuali o ex partner.
Significativo il dato secondo cui quasi la metà delle donne che subiscono violenze dal partner attuale lo ha lasciato proprio a causa delle violenze, un indicatore importante di una maggiore capacità di riconoscere il pericolo, ma anche della difficoltà di interrompere una spirale che spesso dura anni.
Le giovani più esposte
Preoccupa inoltre la crescita delle violenze tra le più giovani. Ragazze tra i 16 e i 24 anni e studentesse risultano più esposte rispetto al passato, un segnale che rimanda a dinamiche generazionali nuove, segnate anche da:
Consapevolezza in aumento, denunce stabili
Nonostante la gravità dei numeri, il report evidenzia un dato positivo: la consapevolezza delle donne è in aumento.
Cresce la quota di chi definisce “reato” ciò che ha subito e cresce il ricorso ai Centri antiviolenza.
Ma non cresce il numero delle denunce: solo il 10,5% delle vittime decide di rivolgersi alle forze dell’ordine.
Il fenomeno rimane intrappolato in:
Violenza digitale: la nuova frontiera dell’abuso
Accanto alle violenze tradizionali, emerge un’altra minaccia: la violenza digitale, al centro della campagna ONU “UNiTE to End Digital Violence against Women and Girls”.
Tra le forme più diffuse:
A essere colpite sono soprattutto attiviste, giornaliste, politiche e donne con forte esposizione pubblica.
Il 25 novembre: mobilitazione nazionale
Nel frattempo, in tutta Italia, città e comunità si preparano a celebrare il 25 novembre con un fitto calendario di iniziative:
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cortei
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consigli comunali monotematici
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installazioni di scarpe rosse
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illuminazioni e spettacoli
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testimonianze e momenti di ascolto
Da Firenze a Pesaro, da Urbino a Roma, la mobilitazione attraversa scuole, teatri, piazze e biblioteche.
Simboli di memoria e lotta
Scarpe rosse, panchine rosse, Gerbera Rossa: simboli che ricordano l’assenza delle vittime e la presenza della comunità.
A Roma, la manifestazione di Non Una di Meno chiama migliaia di persone “per sabotare il patriarcato”.
A Santo Spirito in Sassia, la Regione Lazio organizza un evento istituzionale con testimonianze e momenti di ascolto.
Un investimento culturale necessario
La giornata internazionale del 25 novembre non è una semplice ricorrenza, è un monito.
I dati Istat mostrano che molto è stato fatto, ma moltissimo resta da fare.
La violenza, per essere spezzata, ha bisogno di:
Perché la violenza contro le donne non è un destino, è un fallimento collettivo.
E può essere superato solo insieme.