Secondo l’ONU, i tagli ai finanziamenti globali minacciano i progressi nella lotta all’AIDS. Rischio di milioni di nuove infezioni e morti evitabili entro il 2029
Più di 30 milioni di persone nel mondo malate di AIDS stanno ricevendo trattamenti salvavita, ma questo progresso, secondo Mohammed, Vice Segretaria Generale dell’ONU, che ne ha parlato durante una sessione dedicata al tema dall’Assemblea Generale, “è oggi minacciato da una combinazione pericolosa di disimpegno politico e tagli ai finanziamenti, con effetti dirompenti sull’accesso ai servizi sanitari per l’HIV. L’impegno globale si sta affievolendo. I fondi stanno diminuendo. E i servizi e i sistemi sanitari per l’HIV sono in fase di disgregazione”.
Il caso PEPFAR e l’impatto in Africa
Secondo i dati condivisi in sede ONU, il progressivo taglio dei finanziamenti - incluso quello incombente sul programma PEPFAR degli Stati Uniti, cruciale nella lotta all’Hiv in Africa - ha già comportato la chiusura di numerose cliniche e una riduzione significativa della disponibilità di farmaci. Ad essere più colpiti sono i gruppi più vulnerabili, come le adolescenti e le giovani donne, che si trovano ora esposte a un rischio maggiore di infezione.
4 milioni di morti e 6 milioni di nuove infezioni entro il 2029
L'UNAIDS, programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/Aids, ha stimato che, senza un’inversione di tendenza, entro il 2029 potrebbero verificarsi fino a 4 milioni di morti aggiuntive e oltre 6 milioni di nuove infezioni. “Non distruggiamo i progressi a lungo termine per miopi tagli a breve termine”, ha aggiunto il funzionario ONU. “Non possiamo permettere che tagli a breve termine distruggano progressi a lungo termine”. In particolare, ha sottolineato come metà dei Paesi dell’Africa sub-sahariana spenda oggi più per il servizio del debito che per la sanità. Serve quindi - ha spiegato - un’azione congiunta che comprenda alleggerimento del debito, riforma fiscale e maggiore sostegno internazionale.
Oltre all’aspetto economico, l’alto funzionario Onu ha denunciato le crescenti aggressioni ai diritti umani, con leggi punitive, violenza di strada e discorsi d’odio che colpiscono i gruppi marginalizzati, alimentando lo stigma e allontanando le persone dai servizi sanitari.
Il ruolo cruciale delle organizzazioni locali
Particolarmente preoccupante è il definanziamento delle organizzazioni guidate dalle comunità locali, proprio nel momento in cui il loro lavoro risulta cruciale per arginare l’epidemia. L’ONU e i suoi partner - ha detto Mohammed - devono rafforzare il loro sostegno a queste realtà. “La fine dell’Aids non è un mistero”, ha concluso Amina Mohammed. “Eliminare la malattia entro il 2030 è ancora possibile. Ma il successo non è garantito”.
Redazione