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Allenare il cervello per rallentare il declino cognitivo: il metodo “Train the Brain” che spegne l’infiammazione

 
Allenare il cervello per rallentare il declino cognitivo: il metodo “Train the Brain” che spegne l’infiammazione
di Sofia Diletta Rodinò

Un nuovo approccio integrato che fa bene alla mente e al corpo

Allenare il cervello non è solo un modo per mantenersi attivi con l’avanzare dell’età, ma un vero intervento di prevenzione contro il declino cognitivo. È quanto emerge da un importante studio italiano coordinato dall’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e dall’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa, che ha analizzato in modo scientifico gli effetti di un programma multidimensionale dedicato ai soggetti con Mild Cognitive Impairment (MCI), una condizione che spesso rappresenta la porta d’ingresso verso le malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health, dimostra che un programma integrato di attività fisica, stimolazione cognitiva e interazione sociale può migliorare le funzioni del cervello e modulare in modo positivo la risposta infiammatoria dell’organismo. Il tutto misurato scientificamente, attraverso test cognitivi, risonanza magnetica e analisi del sangue.

Quando l’infiammazione guida l’invecchiamento cerebrale

La ricerca si inserisce nel crescente filone dedicato al fenomeno dell’inflammaging, un processo in cui l’infiammazione cronica a bassa intensità accelera l’invecchiamento cellulare e favorisce l’insorgenza di patologie neurodegenerative. Nei soggetti con MCI, questo processo risulta ancora più marcato: nel sangue di queste persone si trovano infatti livelli elevati di citochine pro-infiammatorie, molecole che possono danneggiare la funzionalità dei neuroni e ridurre la capacità del cervello di modificarsi e adattarsi (plasticità sinaptica).

Per questo motivo, gli individui con MCI sono considerati una popolazione fragile e ad alto rischio di progressione verso l’Alzheimer. Intervenire precocemente significa quindi modificare la traiettoria della malattia prima che i danni diventino irreversibili.

“Train the Brain”: il programma mente-corpo che cambia il cervello

È proprio per contrastare questi meccanismi che i ricercatori del Cnr di Pisa hanno sviluppato “Train the Brain”, un programma che prende forma nella Palestra della Mente, uno spazio innovativo dedicato interamente alla prevenzione del declino cognitivo. L’approccio si basa su tre pilastri:

  • attività fisica, per migliorare salute metabolica e circolazione cerebrale

  • stimolazione cognitiva, per potenziare memoria, attenzione e funzioni esecutive

  • interazione sociale, per combattere isolamento, stress e vulnerabilità emotiva

L’obiettivo è chiaro: agire contemporaneamente su corpo, mente e relazioni, tre dimensioni fondamentali per un invecchiamento sano.

I primi studi hanno già mostrato risultati sorprendenti. Come spiega il prof. Alessandro Sale, Dirigente di Ricerca del Cnr-In, il programma ha determinato:

  • un miglioramento significativo di memoria e attenzione

  • un aumento della perfusione ematica cerebrale

  • una maggiore conservazione della sostanza grigia

  • benefici duraturi, indipendenti da età, genere o livello di istruzione

Gli effetti, inoltre, sono risultati ancora più evidenti nelle donne e nelle persone con minore scolarità.

Gli effetti biologici: meno citochine “nemiche”, più molecole protettive

La vera svolta dello studio consiste nell’avere documentato gli effetti biologici dell’intervento, misurabili tramite analisi del sangue. Su 76 persone coinvolte, divise tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo, solo chi ha seguito “Train the Brain” ha mostrato:

  • riduzione delle citochine pro-infiammatorie

    • IL-6

    • IL-17A

    • TNF-α

    • CCL11

  • aumento o mantenimento delle molecole antinfiammatorie e neuroprotettive

    • IL-10

    • TGF-β

    • IL-4

Particolarmente rilevante è l’aumento di IL-10, fondamentale per la sopravvivenza dei neuroni e la neurogenesi adulta. La prof.ssa Michela Matteoli, direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas, sottolinea che IL-10 correla direttamente con i miglioramenti della memoria, rendendola un potenziale biomarcatore per monitorare l’efficacia di interventi preventivi.

In altre parole, il programma non solo migliora mente ed emozioni, ma modifica il corpo a livello molecolare, riducendo l’infiammazione sistemica che favorisce il declino cognitivo.

Il cervello è una storia di connessioni: corpo, mente e relazioni lavorano insieme

Il cervello non invecchia da solo”, ricorda la ricercatrice Genni Desiato. Movimento, stimoli cognitivi e relazioni sociali non sono semplici consigli di buon senso, ma interventi scientificamente misurabili in grado di rallentare il declino.

Camminare regolarmente, leggere, fare giochi di logica, mantenere una vita sociale attiva: anche piccoli gesti quotidiani diventano strategie efficaci per contrastare l’invecchiamento cerebrale.

E la buona notizia è che non è mai troppo tardi per cominciare.