Secondo il CNRS, gli astrociti sono sensibili a zuccheri e grassi. Una nuova scoperta svela il loro ruolo nell’obesità e nella regolazione del metabolismo.
Non solo neuroni: anche gli astrociti, cellule cerebrali a forma di stella a lungo sottovalutate, reagiscono al cibo che ingeriamo, influenzando il metabolismo e la salute cerebrale. È quanto rivela uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto dai ricercatori del CNRS (Centre national de la recherche scientifique) e dell’Università Paris Cité. Una scoperta che apre nuove prospettive nella comprensione dei meccanismi biologici dell’obesità e del legame tra alimentazione e cervello.
Astrociti, i “sensori” silenziosi della dieta
Spesso in secondo piano rispetto ai neuroni, gli astrociti non generano impulsi elettrici, ma costituiscono circa metà delle cellule cerebrali e svolgono funzioni cruciali. Secondo Claire Martin, ricercatrice del CNRS e coautrice dello studio, queste cellule sono a diretto contatto con i vasi sanguigni, ed è proprio qui che entra in gioco l’alimentazione.
«Quando consumiamo cibi ricchi di zuccheri e grassi – spiega Martin – i nutrienti in eccesso entrano in circolo e raggiungono il cervello, dove modificano gli astrociti sia nella forma che nella funzione. Il nostro studio dimostra che gli astrociti partecipano attivamente alla regolazione del metabolismo.»
Una nuova chiave di lettura per obesità e funzioni cognitive
L’alterazione degli astrociti, spiegano i ricercatori, può avere ripercussioni sia sul metabolismo energetico dell’organismo, sia sulle funzioni cognitive, che risultano compromesse in caso di dieta ipercalorica e sbilanciata. La scoperta potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta all’obesità, patologia in costante crescita a livello globale e strettamente connessa a malattie croniche come diabete, ipertensione, disturbi neurodegenerativi e depressione.
Prossimo obiettivo dei ricercatori: comprendere meglio come intervenire sugli astrociti per favorire la salute metabolica e cerebrale, magari sviluppando nuove strategie terapeutiche basate non solo sul controllo calorico, ma anche sulla qualità dei nutrienti.
Redazione