Il rapporto AGENAS evidenzia potenzialità cliniche e criticità economiche della chirurgia robotica. Servono criteri di selezione mirati per un’adozione sostenibile ed equa nel Servizio sanitario nazionale.
La chirurgia robotica sta cambiando il volto della sanità mondiale, e anche in Italia la sua diffusione cresce rapidamente. Ma quanto è sostenibile per il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn)? A questa domanda risponde il rapporto dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), che ha analizzato l’impatto clinico, economico ed etico di questa tecnologia in chirurgia generale, ginecologia e urologia.
Più precisione, meno complicanze
Le evidenze raccolte confermano che la chirurgia robotica offre maggiore precisione operatoria, riduzione delle perdite ematiche, degenze più brevi e un recupero post-operatorio più rapido rispetto alla chirurgia tradizionale
. Tuttavia, non sempre i vantaggi clinici si traducono in benefici economici proporzionati: l’assenza di studi randomizzati di ampie dimensioni limita la forza delle conclusioni, imponendo cautela nell’adozione generalizzata.
I costi: un ostacolo ancora rilevante
Sul fronte economico, l’analisi micro-costing di AGENAS mostra come la chirurgia robotica sia ancora più onerosa rispetto a laparoscopia e chirurgia open. Ad esempio, una gastrectomia robotica costa in media quasi 6.000 euro contro i circa 2.800 euro della laparoscopia
. Anche nel lungo periodo, l’impatto sul budget del Ssn resta significativo: fino a 500 euro in più per paziente rispetto agli approcci tradizionali.
Dove conviene davvero
Nonostante i costi, il rapporto sottolinea che in alcune procedure complesse – come prostatectomia, cistectomia e nefrectomia – la chirurgia robotica può risultare costo-efficace se si considerano minori complicanze e miglior qualità della vita (QALY) dei pazienti. Inoltre, negli ospedali ad alto volume, l’esperienza dei chirurghi riduce i tempi operatori e migliora ulteriormente gli esiti.
Equità e accesso: la sfida sociale
Oltre agli aspetti clinici ed economici, il report pone l’accento sulle questioni etiche: equità di accesso, consenso informato e rischio di accentuare le disparità territoriali
. In assenza di una strategia nazionale, infatti, la chirurgia robotica rischia di diventare un’opzione disponibile solo in pochi centri di eccellenza, penalizzando i pazienti di aree meno attrezzate.
Un punto di partenza, non di arrivo
AGENAS conclude che i dati attuali rappresentano un punto di partenza per orientare le politiche sanitarie, ma servono ulteriori analisi per identificare le aree cliniche in cui la chirurgia robotica sia realmente vantaggiosa. L’obiettivo è definire un percorso di adozione sostenibile, capace di coniugare innovazione, efficienza economica e diritti dei pazienti.