Il presidente della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale, Prof. Massimo Balsano, racconta l’evoluzione della disciplina tra intelligenza artificiale, chirurgia mini-invasiva e nuove sfide di sostenibilità
di Katrin Bove
Professore, ci racconta quali sono gli obiettivi principali della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale e il suo impegno come presidente?
La presidenza di questa società è per me un grande onore , ma anche un grande impegno, che affronto con grande responsabilità. La Chirurgia Vertebrale sta evolvendo molto rapidamente, sia in termini tecnologici che scientifici. Il SICV-GIS si appresta ad affrontare le sfide future. Per prima cosa è necessario preparare nel miglior modo possibile i giovani chirurghi che si avvicinano alla nostra disciplina. La nostra società è nata come punto di riferimento per la cura della scoliosi. Successivamente abbiamo ampliato l’orizzonte e affrontiamo tutte le patologie del rachide. Questo ha permesso ai neurochirurghi di interagire con noi e collaborare attivamente per un obiettivo comune. Oggi abbiamo un incremento di iscrizioni di giovani neurochirurghi, e questo significa che la specialità di chirurgia vertebrale è sia orto che neuro dipendente.
Quali sono le principali sfide che la chirurgia vertebrale si trova ad affrontare oggi in Italia, anche in termini di accesso alle cure e formazione specialistica?
La formazione dei chirurghi è il cardine fondamentale. Purtroppo le scuole di specialità si stanno depauperando di insegnanti esperti. Il risultato è quello di avere chirurghi che si comentano in interventi senza capo né coda, con risultati devastanti. Ció è dovuto a una preparazione insufficiente o non idonea. Per questo la nostra società si sta impegnando nella formazione, attraverso cadlab, webinars, accessi alle sale operatorie nei centri italiani e internazionali più prestigiosi.
Professore, siamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e la robotica stanno trasformando la medicina. Quanto è già cambiata la chirurgia vertebrale grazie a queste tecnologie e quanto potrà ancora evolversi?
Sono sistemi integrati veramente utili in chirurgia. Aiutano al posizionamento degli impianti, riducendo il rischio di lesioni iatrogene per il paziente e di radiazioni ionizzanti, dannose, per il chirurgo operatore. Questa tecnologia non deve però prescindere da una preparazione adeguata dell’operatore. E’ come guidare con il GPS: oggi si va dappertutto con il navigatore. Ma senza il segnale o altro siamo ancora in grado di viaggiare? Lo stesso concetto vale per la robotica.
La chirurgia spinale mini-invasiva, assistita da sistemi computerizzati, oggi consente interventi sempre più precisi e sicuri. Possiamo parlare di una nuova era “high tech” anche per la colonna vertebrale?
Sicuramente si, i pazienti chiedono interventi sempre meno invasivi o minimamente invasivi. A volte sono fattibili, a volte no. Ma ripeto, tutto dipende dalla formazione, esperienza e capacità del chirurgo.
I big data, combinati all’AI, stanno aprendo scenari inediti per la diagnosi e la prognosi delle patologie vertebrali. Crede che arriveremo a un modello predittivo personalizzato per ogni paziente?
L’AI aiuterà il medico a formulare una diagnosi più precisa e condurlo ad una scelta e pianificazione chirurgica più appropriata. Rimane il fatto che l’AI non può sostituire il medico, ma solo aiutarlo. Affidare completamente la cura del paziente ai risultati dell’AI, senza il ruolo attivo del medico, rappresenterebbe un insuccesso, se non un errore grave. Il medico, con la sua preparazione, deve rimanere al centro delle scelte cliniche e terapeutiche.
La chirurgia vertebrale del futuro richiederà anche competenze digitali e ingegneristiche? Quali profili professionali stanno emergendo accanto al chirurgo?
Noi collaboriamo con moltissime figure professionali: bioingegneri, tecnici informatici, tecnici ortopedici, fisioterapisti, ecc.: l’obiettivo comune è quello di dare al paziente la miglior risposta terapeutica e tecnologicamente più avanzata, qualora possibile.
Come può una società scientifica come la SICV guidare questa transizione tecnologica, mantenendo però centralità clinica e attenzione al paziente?
La nostra Società sta lavorando alacremente per fornire ai pazienti informazioni sempre più chiare e affidabili. Stiamo, inoltre, aggiornando il sito internet, per permettere ai pazienti di conoscere meglio le patologie vertebrali e individuare i centri italiani della nostra rete dove ricevere le cure più adeguate.
La chirurgia vertebrale ad alta tecnologia può diventare sostenibile anche nel pubblico? Oppure rischia di restare un privilegio da pochi centri d’eccellenza?
Il problema della sostenibilità economica rimane molto serio.
Spero vivamente che il Sistema Sanitario Nazionale sia sempre finanziato in modo adeguato per far fronte alla spesa.
La nostra chirurgia è molto costosa, ma permette ai pazienti di vivere al meglio, riducendo ulteriori spese per controlli, esami strumentali, trattamenti post-operatori.
Nel bilancio economico è fondamentale considerare anche questi aspetti: un costo iniziale più elevato per l’intervento può tradursi in un risparmio nel postoperatorio, grazie a una degenza più breve e a un minor numero di visite ed esami successivo.
Poi, sul fatto pubblico/privato, penso sia un problema politico, che va affrontato nelle sedi istituzionali.
Chi è il Prof. Massimo Balsano
Il Prof. Massimo Balsano è una figura di spicco della chirurgia vertebrale italiana. Ortopedico e traumatologo con una lunga esperienza clinica, è oggi Presidente della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale – Gruppo Italiano Scoliosi (SICV-GIS), che guida con una visione fortemente innovativa e inclusiva. Fondatore del Centro Italiano di Chirurgia Vertebrale, il professor Balsano ha fatto della formazione e dell’aggiornamento scientifico continuo i pilastri del suo impegno professionale. Convinto sostenitore dell'integrazione tra neurochirurgia e ortopedia, promuove un approccio multidisciplinare alle patologie del rachide. Particolarmente attento alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, è impegnato nella diffusione di strumenti come l’intelligenza artificiale e la robotica in sala operatoria, senza mai perdere di vista il valore umano e clinico della figura del medico.