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Come risponde davvero il territorio ai bisogni di salute mentale?

 
Come risponde davvero il territorio ai bisogni di salute mentale?

La Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica valuta la qualità della salute mentale nelle Regioni italiane. Bolzano e Trento al vertice, crollano Campania e Marche. Sicilia e Sardegna in forte risalita

La Società italiana di epidemiologia psichiatrica (SIEP) ha stilato la classifica della risposta delle Regioni al problema della salute mentale degli italiani, che peggiora. L’analisi si è basata su un indice composto da 14 parametri, tra quelli a impatto positivo - come posti letto, dotazione di personale dei Dipartimenti di salute mentale (DSM), continuità assistenziale, costo pro capite e prestazioni per utente - e quelli a impatto negativo, come accessi al Pronto soccorso, durata dei ricoveri ed un alto tasso di trattamenti sanitari obbligatori (TSO). Qualche segnale di miglioramento, molte le discese. Con le sole due province autonome di Bolzano e Trento che confermano le posizioni di vertice registrate un anno fa. Mentre in coda alla classifica scivolano la Campania che passa dal nono al 20° posto e le Marche che si piazzano ultime dal 15° posto. Terz’ultimo si conferma il Piemonte. La Lombardia galleggia al 12° posto mentre Veneto e Lazio precipitano rispettivamente al 16° posto e al 17° posto.

A fare la differenza nelle posizioni di vertice - ha sottolineato il presidente SIEP Fabrizio Starace - sono una presenza di personale di gran lunga superiore alla media nazionale, una continuità assistenziale efficace ed un basso tasso di ospedalizzazione psichiatrica. Bolzano, ad esempio, registra uno dei tassi più bassi di Tso, mentre le Marche segnalano una combinazione di risorse insufficienti e carenze organizzative”. 

Il fattore decisivo è l'equilibrio tra risorse e continuità

Si registrano anche balzi in avanti: la Sicilia passa dal 18mo all’8° posto, mentre la Sardegna guadagna 9 posizioni passando dal 20mo all’11mo posto. Tra le posizioni di vertice più dinamiche, la Valle d’Aosta (salita alla terza dalla quinta posizione) e la Liguria oggi al quarto posto. Merito, nel primo caso, dei progressi nell’accessibilità ai servizi e nella riduzione delle giornate di degenza. Mentre la Liguria è più virtuosa grazie alla riduzione dei TSO ed all’aumento delle prestazioni per singolo utente. Perdono invece terreno Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, oggi al 5° e 6° posto: se continuano a distinguersi per un’alta dotazione di personale ed un’elevata continuità assistenziale, scontano però la pressione sugli ospedali.

Un fattore che è tra i più decisivi, sottolinea ancora Starace: «Il successo di un sistema regionale dipende da un equilibrio tra risorse adeguate, continuità assistenziale e riduzione della pressione sugli ospedali. Al contrario, le inefficienze, come degenze prolungate o un’elevata dipendenza dal pronto soccorso, penalizzano significativamente le performance».

Redazione