La Francia si trova di fronte a una crisi finanziaria di proporzioni allarmanti, tanto da far aleggiare lo spettro di un salvataggio esterno e l'intervento della Troika. Con un debito pubblico in traiettoria crescente e un deficit fuori controllo, la nazione è oggi percepita dai mercati come il nuovo "grande malato" d'Europa. La questione è esplosa con urgenza alla vigilia del voto parlamentare di oggi, 8 settembre, su una contestatissima riforma fiscale da 44 miliardi di euro, considerata cruciale per la stabilità dei conti.
UN CONFRONTO IMPIETOSO CON L'ITALIA
Mentre dopo la pandemia molte nazioni hanno imboccato un percorso di risanamento, la Francia ha seguito una rotta anomala. Dopo un picco del deficit al 9 per cento nel 2020, la riduzione è stata timida e seguita da un nuovo aumento, in netta controtendenza rispetto ai partner europei. Il confronto con l'Italia è emblematico. Pur partendo da una situazione di debito più grave (con un picco al 155 per cento nel 2020), l'Italia ha dimostrato una notevole capacità di rientro, riportando il debito verso i valori pre-Covid (135 per cento) e riducendo il deficit al 3,4 per cento nel 2024. Una traiettoria virtuosa che i mercati finanziari hanno premiato, riducendo significativamente il differenziale di rischio tra i due Paesi. Oggi, la percezione della solvibilità francese è talmente peggiorata da creare un disallineamento con i rating ufficiali, avvicinando pericolosamente il suo spread a quello italiano.
LA RESA DEI CONTI POLITICA: UNA CURA DA CAVALLO CHE DIVIDE IL PAESE
La situazione è precipitata perché i nodi sono venuti al pettine. L'Unione Europea e la stessa banca centrale francese, per voce del governatore François Villeroy de Galhau, hanno chiarito che non è più possibile "nascondere la polvere sotto il tappeto". La riforma fiscale in discussione oggi è la conseguenza diretta di questa pressione e prevede misure shock che hanno scatenato profonde tensioni sociali e generazionali.
Tra le proposte più controverse figurano l'eliminazione di due festività nazionali, la sospensione dell'adeguamento automatico delle pensioni e l'introduzione di una nuova imposta patrimoniale. Misure che alimentano lo scontro tra i "boomers", accusati di aver generato il problema pensionistico, e i "millennials", chiamati a pagarne il prezzo. La differenza con l'Italia, che ha già affrontato simili tensioni, è la reazione della piazza: oltralpe si protesta, in Italia meno.
UN INQUIETANTE DÉJÀ-VU: LA FRANCIA RIVIVE LA CRISI ITALIANA DEL 2011
Lo scenario francese attuale evoca un inquietante parallelismo con la crisi del debito sovrano che colpì l'Italia nel 2011-2012: austerità, riforme impopolari come quella delle pensioni (all'epoca la "legge Fornero"), instabilità politica e spread in costante aumento. Il problema a Parigi, infatti, non è solo finanziario ma profondamente politico. L'attuale Parlamento, frammentato in tre blocchi dopo le elezioni anticipate del 2024, non possiede la maggioranza solida necessaria per approvare riforme di tale portata, rischiando uno stallo che potrebbe portare a un declassamento del debito, a un governo tecnico e, nello scenario peggiore, all'intervento della Troika (Commissione Europea, BCE e FMI).
LA TRAPPOLA DELL'AUTOCOMPIACIMENTO ITALIANO
In questo contesto, l'Italia si gode una posizione di relativa forza. Notizie come il sorpasso del PIL pro capite su quello britannico e un costo del debito che potrebbe presto diventare inferiore a quello francese alimentano la narrazione politica di successo. Tuttavia, la verità, come osservano molti analisti, è che il periodo delle "vacche grasse" è finito per tutta l'Europa.
L'Italia, pur avendo i conti più in ordine, è sostanzialmente in recessione, cambia solo – rispetto alla Francia -la concretezza e la competenza dell’equipaggio. Il miglioramento di alcuni indicatori, però, è spesso dovuto al peggioramento altrui, non a una crescita robusta e strutturale. Le vere sfide del Paese – produttività stagnante, spesa pensionistica al 18 per cento del totale, crisi demografica ed emigrazione di talenti – rimangono irrisolte. La classe politica europea, inclusa quella italiana, sembra incapace di prendere le decisioni coraggiose necessarie. Senza riforme strutturali, il rischio è di affrontare un altro decennio di austerità, nascondendo lo sporco sotto un tappeto ormai colmo. La Francia è solo un campanello di allarme – altro tema sono i problemi politici – ma dal punto di vista strettamente economico la Francia è solo il faro acceso sullo scoglio UE.