In Italia mancano 65mila infermieri e nei prossimi anni l’emorragia potrebbe superare le 110mila unità. Ma il problema non è solo numerico: servono nuove competenze digitali e gestionali
Se il problema della mancanza di medici in Italia è drammatico, quello relativo agli infermieri può bloccare l’intero sistema sanitario. In base ai dati di FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) mancano 65mila infermieri e nei prossimi dieci anni si prevede un’emorragia di oltre 110mila unità.
Le nuove competenze richieste a medici e infermieri
Sul piano più generale, c’è da sottolineare che nonostante 1,67 milioni di occupati, il personale sanitario non è adeguato ad affrontare le sfide del settore. Il problema non è solo la carenza numerica, ma qualitativa: a medici e infermieri servono nuove competenze digitali, organizzative, gestionali e relazionali. È quanto emerge dal rapporto “Il futuro delle professioni mediche e infermieristiche in Italia”, realizzato da Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro. Per i medici: capacità gestionali e amministrative per la gestione dei dati sanitari, competenze digitali di base e avanzate, pensiero critico per l’interpretazione dei risultati algoritmici, mediazione e comunicazione, etica nell’uso dell’intelligenza artificiale. Per gli infermieri: competenze specialistiche avanzate, cliniche e gestionali, gestione globale dell’assistito, capacità digitali per strumenti amministrativi e telemedicina, adattabilità a nuovi modelli organizzativi.
47 le nuove professioni sanitarie
Randstad ha individuato 47 nuove professioni sanitarie, raggruppate in 5 ambiti. Il primo riguarda le professioni sanitarie e infermieristiche avanzate, che includono profili come l’infermiere specialista in gestione del dolore, quello esperto in rischio infettivo o l’advanced practice nurse. Ma anche nuovi ruoli medici come il chirurgo da remoto o il medico specializzato in intelligenza artificiale per la prevenzione. Un secondo ambito è quello della tecnologia applicata alla sanità, con figure come sviluppatori di IA per la diagnosi oncologica o ingegneri di chirurgia robotica. Nell’area dell’economia e della gestione sanitaria emergono ruoli strategici come il clinical project manager o il patient journey manager. Un altro fronte è quello della ricerca, che include nuove professionalità legate alla biochimica, alla nanotecnologia e alla linguistica computazionale.
Aggiornamento e formazione delle nuove generazioni
Accanto alla trasformazione qualitativa, resta evidente anche la questione quantitativa. Il settore sanitario conta oggi su una forza lavoro femminile per il 66,8%. Gli occupati sono concentrati soprattutto tra i 45 e i 54 anni (26%) e i 35-44 anni (23,5%). Solo il 2,5% ha meno di 25 anni, mentre il 4,9% ha oltre 65 anni. La sfida è quindi duplice: aggiornare chi già opera nel sistema e attrarre nuove leve con un’offerta formativa aggiornata e percorsi più stimolanti.
Annachiara Albanese