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Cultura digitale: come le nuove tecnologie stanno cambiando le Humanities

 
Cultura digitale: come le nuove tecnologie stanno cambiando le Humanities
Redazione

Il mondo delle Digital Humanities (discipline umanistiche digitali) sta vivendo cambiamenti importanti. Alcuni progetti recenti mostrano come la tecnologia possa rendere più accessibile la cultura e allo stesso tempo invitano a riflettere su come usiamo gli strumenti digitali in questo campo.

Cultura digitale: come le nuove tecnologie stanno cambiando le Humanities

Uno degli studi più interessanti è il Manifesto for Cyber Humanities: Paradigms, Ethics, and Prospects, pubblicato ad agosto 2025 da due studiosi italiani, Giovanni Adorni ed Emanuele Bellini. Questo lavoro propone una nuova visione delle Digital Humanities, che va oltre l’uso degli strumenti digitali per studiare testi o immagini. Il manifesto introduce il concetto di Cyber Humanities, dove “cyber” indica una riflessione più profonda su come la tecnologia influisce sulla cultura, sulla società e sulla vita quotidiana.

Tra i punti chiave ci sono l’etica by design (l’attenzione ai valori morali fin dalla progettazione degli strumenti), la sostenibilità digitale (per evitare sprechi e promuovere pratiche responsabili) e la partecipazione attiva di chi usa la tecnologia. L’idea è che non basti usare il digitale per fare ricerca: bisogna anche chiedersi come e perché lo si fa, mettendo al centro le persone.

Un altro progetto recente, invece, è più pratico. Si chiama Talking to Data: Designing Smart Assistants for Humanities Databases ed è stato pubblicato a giugno 2025. Questo studio ha sviluppato un chatbot (un assistente virtuale con cui si può parlare) per facilitare l’uso di archivi digitali umanistici. In particolare, è stato testato su Prozhito, un archivio online che raccoglie diari scritti in russo nel Novecento. L’obiettivo è permettere a storici, ricercatori, ma anche a semplici curiosi, di fare domande in modo naturale, ad esempio scrivendo “Chi parlava di guerra nel 1943?” e ottenere subito una risposta utile, senza dover conoscere linguaggi tecnici.

Anche se i due progetti sono diversi, entrambi puntano a rendere la conoscenza più accessibile e riflessiva. Chi fa ricerca potrà accedere più facilmente a grandi archivi digitali, senza imparare codici o linguaggi complessi. Il pubblico non esperto potrà esplorare fonti storiche con strumenti intuitivi. Le istituzioni culturali potranno adottare pratiche digitali che rispettano valori umani, ambientali e sociali.

Progetti come Cyber Humanities e i nuovi smart assistantmostrano che, con gli strumenti giusti e una visione chiara, la cultura può essere davvero per tutti.