Il sistema alimentare mondiale è
responsabile del 30% delle emissioni di gas serra e di gravi
disuguaglianze sociali. La commissione EAT-Lancet propone la Planetary
Health Diet per salvare il pianeta e prevenire 15 milioni di morti
premature ogni anno.
Un documento che farà discutere. La EAT-Lancet Commission 2025, pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet,
segna un nuovo punto di svolta nel dibattito globale sui sistemi
alimentari, le crisi climatiche e la salute pubblica. A distanza di sei
anni dal primo storico rapporto del 2019, il nuovo studio presenta la
più ampia e rigorosa analisi scientifica mai realizzata sulla relazione
tra alimentazione, salute umana e sostenibilità ambientale.
Secondo gli esperti, il sistema alimentare globale produce abbastanza cibo per tutti,
ma non per garantire una dieta sana e sostenibile. Mentre 3,7 miliardi
di persone non hanno accesso ad alimenti nutrienti, acqua pulita o a un
salario dignitoso, le diete delle fasce più ricche della popolazione
mondiale contribuiscono per il 70% alla distruzione ambientale.
Il peso del cibo sul pianeta
Il rapporto denuncia che il settore alimentare è responsabile del 30% delle emissioni globali di gas serra
e rappresenta il principale motore della violazione dei confini
planetari: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, consumo di
acqua dolce, uso del suolo e inquinamento da nutrienti e pesticidi.
“I
sistemi alimentari sono una delle principali cause delle crisi che
affrontiamo oggi, ma allo stesso tempo sono la chiave per risolverle”, ha dichiarato Shakuntala Haraksingh Thilsted, co-presidente della Commissione.
La Planetary Health Diet: una dieta per salvare vite e ambiente
La risposta degli scienziati è chiara: adottare la Planetary Health Diet (PHD), un modello alimentare flessibile e ricco di vegetali, con un consumo moderato di carne, latticini e pesce.
La PHD prevede:
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Cereali integrali: circa 150 g al giorno
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Frutta e verdura: almeno 500 g al giorno
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Legumi: 75 g al giorno
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Frutta secca: 25 g al giorno
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Carne rossa: massimo 200 g a settimana
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Pesce: fino a 700 g a settimana
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Latticini: un consumo moderato fino a 500 g al giorno
Secondo i ricercatori, l’adozione globale di questo regime alimentare ridurrebbe il rischio di morte prematura del 27% e potrebbe prevenire 15 milioni di decessi all’anno causati da malattie croniche come diabete, tumori e patologie cardiovascolari.
Oltre la nutrizione: giustizia sociale e lavoro dignitoso
Il rapporto non si limita agli aspetti nutrizionali e ambientali, ma evidenzia le profonde ingiustizie sociali
che attraversano i sistemi alimentari. Milioni di bambini sono ancora
impiegati nei campi, mentre il 32% dei lavoratori del settore guadagna
salari al di sotto della soglia di sussistenza, spesso in condizioni
insicure.
“Equità e giustizia non sono opzioni, ma prerequisiti per sistemi alimentari resilienti”, sottolinea Christina Hicks, docente di scienze sociali a Lancaster.
I costi nascosti e i benefici economici della trasformazione
L’attuale sistema alimentare genera costi nascosti pari a 15 trilioni di dollari l’anno tra spese sanitarie e danni ambientali. Secondo gli esperti, basterebbero investimenti compresi tra 200 e 500 miliardi di dollari l’anno per trasformare radicalmente il sistema alimentare globale, con ritorni stimati in oltre 5 trilioni di dollari annui grazie a risparmi sanitari, maggiore produttività e minore degrado ambientale.
Otto soluzioni per un futuro sostenibile entro il 2050
La Commissione individua otto pilastri fondamentali:
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Promuovere diete sane ispirate alla PHD.
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Valorizzare le diete tradizionali locali.
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Sostenere pratiche agricole rigenerative.
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Proteggere foreste e habitat naturali.
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Ridurre del 50% lo spreco alimentare.
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Garantire salari dignitosi e sicurezza sul lavoro.
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Rafforzare il ruolo di donne, comunità indigene e piccoli agricoltori.
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Introdurre reti di protezione sociale e politiche eque di accesso al cibo.
Un appello alla politica e alla società
“Trasformare i sistemi alimentari è una sfida ambientale e sociale senza precedenti”,
ha dichiarato Johan Rockström, direttore del Potsdam Institute for
Climate Impact Research. “Ma è anche una condizione indispensabile per
riportare la Terra entro i limiti di sicurezza”.
Anche la direzione di The Lancet ha preso posizione: “Ora che possediamo prove scientifiche solide, la responsabilità collettiva è agire.
La giustizia alimentare per tutti restituirà equilibrio agli ecosistemi
e garantirà cibo sano e gustoso”, hanno scritto Richard Horton e Tamara
Lucas in un editoriale collegato al rapporto.
Il nuovo rapporto EAT-Lancet 2025 non si limita a denunciare le contraddizioni del sistema alimentare globale, ma propone una tabella di marcia concreta
per garantire salute, giustizia ed equilibrio ecologico entro il 2050.
La sfida è politica, culturale e sociale: cambiare il nostro modo di
produrre e consumare il cibo significa decidere quale futuro vogliamo
per il pianeta e per le prossime generazioni.