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Economia USA sospesa tra più esiti: la Fed resta ferma, ma l’ombra dei dazi agita il futuro

 
Economia USA sospesa tra più esiti: la Fed resta ferma, ma l’ombra dei dazi agita il futuro

WASHINGTON – La Federal Reserve conferma la sua linea di prudenza e, come ampiamente previsto dai mercati, lascia invariati i tassi d’interesse. Ma sotto l’apparente tranquillità, il presidente Jerome Powell lancia un monito: le tensioni commerciali internazionali – in particolare quelle legate alla politica dei dazi – potrebbero compromettere la solidità dell’economia americana nei prossimi mesi.

Se i grandi aumenti dei dazi che sono stati annunciati resteranno, probabilmente genereranno un aumento dell’inflazione, un rallentamento della crescita economica e un aumento della disoccupazione”, ha dichiarato Powell nel corso della conferenza stampa. Un quadro che mette in luce i rischi di uno scenario stagflattivo – inflazione alta e crescita debole – particolarmente insidioso per la banca centrale.

Strategia attendista e autonomia della Fed

Nonostante le pressioni politiche, Powell ha ribadito l’indipendenza della Fed: “Le esternazioni di Trump sulla politica monetaria? Non hanno alcun effetto sul nostro lavoro”. Un messaggio diretto a difesa dell’autonomia dell’istituto centrale, in un momento in cui la Casa Bianca sembra voler imprimere una svolta protezionista più marcata.

L’economia americana, per il momento, continua a mostrare segnali di resilienza: i consumi interni restano sostenuti, il mercato del lavoro è ancora solido e la fiducia delle imprese – sebbene oscillante – non ha ceduto. Ma la Fed guarda oltre i dati del presente, e i rischi sull’orizzonte iniziano a preoccupare: “I rischi di una più alta disoccupazione e una più alta inflazione sono saliti”.

Tensioni globali e prime risposte internazionali

Nel frattempo, Donald Trump ha annunciato l’imminente presentazione di un primo accordo commerciale con un “grande e rispettatissimo Paese”, che secondo il New York Times sarebbe la Gran Bretagna. Un’intesa bilaterale che, se confermata, potrebbe rappresentare una mossa tattica per isolare Bruxelles nei negoziati futuri. L’Unione Europea, intanto, si prepara a rispondere con possibili contromisure in caso di mancato accordo con Washington.

Mercati cautamente ottimisti, occhi puntati su Svizzera e Asia

Sui mercati internazionali prevale, almeno per ora, un cauto ottimismo. Le borse asiatiche chiudono in territorio positivo dopo la decisione della Fed: il Nikkei guadagna lo 0,3%, l’Hang Seng sale dell’1,1%, mentre Shanghai avanza dello 0,4%. Intanto, crescono le attese per i primi colloqui tra Cina e Stati Uniti sui dazi, previsti questa settimana in Svizzera.

La Banca centrale cinese, nel frattempo, ha tagliato il tasso sulle operazioni a sette giorni all’1,4%, segnale di una politica monetaria espansiva per contrastare le incertezze del commercio globale. Nelle Filippine, invece, il PIL del primo trimestre del 2025 cresce del 5,4%, sotto le aspettative (+5,7%), riflettendo una domanda esterna in rallentamento.

Incognite politiche, sfide monetarie

Con un’economia che ancora resiste ma è sempre più esposta a rischi esogeni, la Federal Reserve si muove con cautela, pronta a intervenire ma determinata a non farsi influenzare dalle pressioni della politica. La vera incognita ora resta la geopolitica commerciale: se la guerra dei dazi dovesse intensificarsi, le ripercussioni su inflazione, crescita e occupazione potrebbero mettere a dura prova la stabilità macroeconomica americana e globale.

S.D.R.