• La piattaforma di wealth planning
  • Non è solo un pacco, è la soluzione giusta
  • banner italpress 720x90

Fecondazione in vitro: tra speranza, business e scandali

 
Fecondazione in vitro: tra speranza, business e scandali

Il caso australiano di scambio di embrioni riaccende il dibattito sulla fecondazione in vitro. Un settore tra sanità e mercato, con rischi etici e conflitti di interesse

I più cinici dicono che il grande business della fecondazione in vitro gioca sulla speranza delle persone che desiderano ardentemente una famiglia. Ma altri sostengono invece che,  al forte desiderio di genitorialità, questa pratica dà delle risposte che altrimenti non ci sarebbero. Ma quando giungono notizie, come quella arrivata dall'Australia, di un nuovo caso di scambio di embrioni, il dibattito torna ad animarsi. Anche perché i bioeticisti sollevano preoccupazioni sui potenziali conflitti di interesse, in un sistema che si trova a cavallo tra il servizio al consumatore e l'assistenza sanitaria.

Il caso australiano di Monash IVF

Il caso australiano ha portato alle dimissioni di Michael Knapp dalla carica di CEO di Monash IVF (l'azienda ''colpevole'' dell'errore). E sta inducendo le autorità di Canberra a darsi un termine di tre mesi per varare un programma federale che metta punti fermi in un settore che, di paletti, non è che ne abbia molti, e meno ancora nel campo dell'etica. Ad aprile, Monash IVF aveva rivelato che una donna aveva partorito il figlio di una sconosciuta dopo che le era stato impiantato un embrione non suo in una clinica del Queensland. E un caso simile si è ripetuto pochi giorni fa. Ma, come ha ammesso il ministro federale della Salute, Mark Butler, se la fecondazione in vitro "regala gioia a migliaia di famiglie", altre stanno perdendo fiducia nel sistema. "Dobbiamo colmare alcune lacune nella normativa e colmare la mancanza di trasparenza che ormai sappiamo esistere in questo settore", ha affermato.

I numeri della fecondazione in vitro in Australia

Il problema è comunque complesso, poiché i bioeticisti (non solo in Australia), e non solo loro, temono che le cliniche stiano sopravvalutando le possibilità di una gravidanza. Esagerando i cicli di fecondazione in vitro aggiuntivi e sopravvalutando i benefici di "complementi" non essenziali come l'agopuntura, con pochissime prove di benefici. La pratica della fecondazione in vitro, in un Paese come l'Australia sta registrando numeri importanti, rispetto alla popolazione. Nel 2022, circa 20.000 bambini sono nati dopo un trattamento di fecondazione in vitro. Nello stesso anno, sono stati eseguiti circa 109.000 cicli. I conti sono presto fatti: un bambino su 16 nato in Australia viene concepito tramite fecondazione in vitro. Sebbene esistano alcune strutture pubbliche per la fecondazione in vitro, la maggior parte sono private. Le famiglie possono pagare, di tasca propria, anche migliaia di dollari per ciclo, dopo aver beneficiato di alcuni sostegni da parte del sistema sanitario pubblico. E questo significa che, per il 2025, il settore in Australia potrebbe ''fatturare'' 810 milioni di dollari.

Il problema, sollevato dai bioeticisti, è che, collocandosi la fecondazione in vitro tra un servizio al consumatore e l'assistenza sanitaria, possono sorgere conflitti di interesse. Nel senso che non appena c'è un incentivo finanziario a fornire questi servizi o addirittura a venderli, gli aspiranti genitori sono quasi spinti a non prendere in considerazione alternative. Quali cambiamenti nello stile di vita o monitoraggio dell'ovulazione. Alla fine, questo il timore, è che da aspiranti genitori e con una forte motivazione, si riducano alla stregua di consumatori. Quasi non avendo presente che il bambino/bambina non è un prodotto, ma un membro della famiglia.

Servizi aggiuntivi e costi nascosti: quanto pesa il marketing?

La fecondazione in vitro resta, quindi, un ''grande business'', con gli analisti finanziari che concordano nell'affermare che "le persone pagherebbero quasi qualsiasi cifra per avere un bambino". Sotto accusa anche il fatto che otto donne su dieci che ricorrono alla fecondazione in vitro pagano per "servizi aggiuntivi non essenziali. Come test genetici preimpianto, agopuntura o imaging time-lapse dell'embrione", nonostante le affermazioni secondo cui questi aiutino alla gravidanza siano prive di prove. Secondo quanto scoperto dai docenti dell'Università di Melbourne, in Australia sono disponibili più di 20 componenti aggiuntivi. Questi extra opzionali possono includere steroidi , agopuntura e scratching endometriale . Per alcuni di loro, non ci sono prove di benefici. Una ricerca precedente dello stesso team ha rilevato che circa il 77% dei siti web delle cliniche presenta affermazioni infondate e non fornisce dettagli su potenziali danni e costi.

Redazione