.
  • La piattaforma di wealth planning
  • Non è solo un pacco, è la soluzione giusta
  • Italpress Agenzia di stampa

Fed, Big Tech e banche: mercati in attesa del taglio tassi

 
Fed, Big Tech e banche: mercati in attesa del taglio tassi
Luca Lippi

Questa settimana i riflettori sono puntati sulla Federal Reserve, la banca centrale americana, che mercoledì deciderà i nuovi tassi d'interesse. Ci si aspetta un taglio di 0,25 punti percentuali, ma c'è anche chi azzarda un ribasso più consistente. Intanto, oltreoceano, mentre colossi come Tesla e Google rallentano il passo, sono le aziende "di seconda linea" a sorprendere, con nomi come Oracle e Micron Technology in forte crescita. E in Italia? Le nostre banche continuano a sostenere la Borsa di Milano, nonostante i giganti Intesa Sanpaolo e Unicredit fatichino a decollare. Altri settori, invece, mostrano il fianco, con titoli come Campari e Nexi in difficoltà. 

COSA CI SI ASPETTA DALLA FED

Da giorni, tutti gli occhi dei mercati finanziari sono puntati sulla Fed, la Federal Reserve, cioè la banca centrale degli Stati Uniti. La grande domanda è: quanto taglierà i tassi d'interesse? Fino a poco tempo fa, ci si chiedeva se ci sarebbe stato un taglio. Ora sembra quasi certo, tanto che c'è chi, come Larry Fink (un pezzo grosso di BlackRock, una delle più grandi società di gestione degli investiti al mondo), suggerisce un taglio ancora più grande, dello 0,5 per cento anziché il più atteso 0,25 per cento.

Un taglio ci sarà, quasi sicuramente, ma probabilmente sarà quello più "piccolo", da un quarto di punto percentuale. Questo perché Jerome Powell, il capo della Fed, ha sempre preferito non prendere decisioni che possano sorprendere il mercato senza averle prima annunciate. Per questo, la cosa più importante da capire, per chi investe in azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari (asset class), saranno le sue intenzioni per il futuro.

Ci saranno altri tagli? È l'inizio di una serie di tagli ai tassi? Il mercato del lavoro americano (cioè la situazione dell'occupazione) è davvero in difficoltà? E l'inflazione (l'aumento dei prezzi)? Tutte queste domande verranno poste a Powell durante la conferenza stampa che seguirà l'annuncio. Sarà un momento cruciale da seguire! 

FED VS. BCE: DUE MISSIONI DIVERSE

La BCE, la Banca Centrale Europea, ha un solo compito principale: mantenere stabili i prezzi, cioè tenere sotto controllo l'inflazione. Per questo, si concentra sempre e solo su questo. La Fed americana, invece, ha un "doppio mandato": deve sia mantenere stabili i prezzi che garantire la massima occupazione possibile. Questo significa che deve dividere la sua attenzione a seconda delle necessità del momento.

Recentemente, concentrata sul problema dei prezzi troppo alti, la Fed ha controllato meno attentamente i dati sull'occupazione (Payrolls sono i dati mensili sui nuovi posti di lavoro creati negli Stati Uniti) forniti dal Bureau of Labor Statistics. Questi dati si sono poi rivelati meno solidi del previsto, mettendo la Fed in difficoltà. Questo perché l'idea che il mercato del lavoro fosse "iper-resistente" (cioè molto forte) è stata ridimensionata.

Ora la Fed deve "recuperare" e, chissà, magari in futuro (ma non questa volta) potrebbe fare qualche taglio dei tassi "doppio" per accelerare i tempi. Nel frattempo, sarà fondamentale capire come si comporteranno gli investitori.

LE NOVITÀ DAI MERCATI FINANZIARI

Nel frattempo i mercati non restano fermi. Negli Stati Uniti, le grandi aziende tecnologiche (le Big Tech) si stanno prendendo una pausa, con le eccezioni di Tesla (che è in gran forma) e Google, che da un po' di tempo mostra una certa forza.

In compenso, c'è un movimento di denaro (rotazione) verso le aziende "di seconda linea": nomi come Oracle, Broadcom, Palantir e Micron Technology stanno sorprendendo gli investitori e attirando molti capitali.

Questa rotazione interessa anche il settore finanziario: grandi banche come JPMorgan, Goldman Sachs e Citigroup, insieme a molte banche più piccole, continuano a raggiungere nuovi massimi di periodo.

LA SITUAZIONE DELLE BANCHE ITALIANE

Anche in Italia le banche sono protagoniste: stanno trascinando il recupero del FTSE MIB, l'indice principale della Borsa di Milano, che sta andando meglio del DAX (l'indice della borsa tedesca), che sembra un po' in crisi d'identità. Questa volta, però, non sono i due giganti, Intesa Sanpaolo e UniCredit, a spingere.

Questi due colossi sono rimasti "al palo" (cioè fermi), mentre le banche della "seconda fascia" stanno segnando nuovi massimi. Questo succede grazie a possibili fusioni e acquisizioni (risiko) e al successo dell'offerta pubblica di scambio (OPS) di Monte Paschi su Mediobanca, entrambe le quali sono in gran forma.

A Milano, ci sono anche alcuni titoli che segnalano difficoltà importanti. In generale, è un momento in cui i soldi continuano a circolare in tutti i tipi di investimenti (asset class), dalle azioni alle obbligazioni (bond) e alle materie prime (commodities). Il calo dei rendimenti delle obbligazioni (cioè il "guadagno" che danno) indica che gli investitori stanno comprando in vista del taglio dei tassi negli USA. E anche (e soprattutto) i metalli sono molto richiesti: a parte l'oro, che ha raggiunto massimi storici e non fa più notizia, è l'argento ora in forte accelerazione.

Insomma, arriviamo alla decisione della Fed con mercati che hanno corso molto, ma sono in ottima forma. È possibile che ci siano sorprese? Considerando che subito dopo la Fed arriverà la scadenza tecnica trimestrale delle "tre streghe" (un giorno in cui scadono contemporaneamente contratti finanziari importanti che possono aumentare la volatilità dei mercati), c'è qualcuno che si stupirebbe se gli indici tornassero a essere più imprevedibili?

Il messaggio è chiaro: in un panorama così dinamico, con decisioni importanti all'orizzonte e settori che vanno e vengono, è fondamentale restare informati. Solo così è possibile comprendere le prossime mosse e navigare al meglio in questo mare di opportunità e, perché no, anche di qualche potenziale scossone.

L'articolo ha un valore puramente informativo, e non è una sollecitazione diretta o indiretta ad alcun tipo di investimento.