.
  • La piattaforma di wealth planning
  • Non è solo un pacco, è la soluzione giusta
  • Italpress Agenzia di stampa

La Francia nel caos: ma come è arrivata a questo punto?

 
La Francia nel caos: ma come è arrivata a questo punto?
Redazione

La Francia sta vivendo un momento di crisi, che non è solo quella politica, ma anche finanziaria e sociale, come hanno dimostrato gli eventi che si stanno susseguendo in queste settimane. Da quando il primo ministro, Francois Bayrou, ha chiesto all'Assemblée Nationale il voto di fiducia - che gli è stato negato - sul piano di tagli e risparmi che lui ritiene necessario per fronteggiare un debito pubblico che corre senza freni.

La Francia nel caos: ma come è arrivata a questo punto?

Ma come il Paese è arrivato a questo punto, un Paese che ieri è stato teatro di violente proteste, che hanno portato ad atti di violenza, devastazioni e quindi a centinaia di arresti in molte città?
Statisticamente, l'ultima volta che la Francia ha pareggiato il suo bilancio è stato nel 1973 e, negli anni a seguire, ha mantenuto un generoso stato sociale con forti tutele per i lavoratori. Un meccanismo che ha funzionato per anni, fino a quando una solida crescita economica ha spazzato via le entrate fiscali nelle casse del governo e ha impedito che i deficit sfuggissero di mano.

Prima come ministro dell'Economia e poi dal 2017 come presidente, Emmanuel Macron ha adottato misure per migliorare la crescita e le finanze statali, tagliando le tasse e la spesa e aumentando l'età pensionabile da 62 a 64 anni.

Il debito accumulato era elevato – oltre il 90% del prodotto interno lordo annuo dal 2008 in poi –, ma gestibile grazie alla crescita costante, ai tassi di interesse vicini allo zero per gran parte dell'ultimo decennio e al solido rating creditizio della Francia che le ha permesso di prendere in prestito a condizioni favorevoli.

Poi, con la pandemia e la crisi energetica seguita all'invasione russa dell'Ucraina (Mosca era il principale fornitore di gas naturale) questa situazione è andata rapidamente deteriorandosi, anche perché il governo ha reso concretamente la mano alle azienda erogando sussidi e adottato misure che proteggessero le bollette delle famiglie. Ma ad aggravare questo panorama è arrivata la crescita globale dei tassi di interesse, che ha fatto schizzare il debito, balzato al 98 per cento del Pil nel 2019 (l'anno precedente all'esplodere della pandemia) al 114 per cento del 2020, una percentuale che, con lievi scostamenti, è la stessa di oggi.

Il disavanzo annuale dello scorso anno è salito oltre le previsioni al 5,8%, ben al di sopra del limite del 3% previsto dalle regole dell'Unione europea, il cui raggiungimento oggi è praticamente un sogno, stante l'attuale quadro economico-finanziario del Paese.

Certo, la situazione francese, in Europa, non è la peggiore, perché il suo debito è più contenuto di quello della Grecia, al 152% del PIL, e dell'Italia, al 138%. Ed è anche inferiore a quello degli Stati Uniti, al 119%, ma che sono maggiormente garantiti dal dollaro, nel momento in cui prendono in prestito.

E, mentre l'estrema destra e la sinistra radicale bocciano il piano di Bayrou, la Grecia ha registrato avanzi di bilancio dopo essere stata salvata e l'Italia ha ridotto il suo deficit l'anno scorso. Per irreale che sarebbe potuto apparire appena qualche tempo fa, oggi le obbligazioni greche a 10 anni rendono il 3,3%, con il mercato le considera meno rischiose di quelle francesi.

Le tasse in Francia sono il 43,8% del PIL, le più alte dell'UE, con la spesa che corre per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti, mentre sono alle porte gli effetti dell'aumento delle spese per la difesa, ritenuto necessario per i venti di guerra che, in Europa, spirano da est.

I costi degli interessi hanno raggiunto i 67 miliardi di euro all'anno, che da qualche parte devono uscire, quindi sottraendo risorse alla spesa per la scuola, le pensioni o l'assistenza sanitaria. E quando i governi spendono più di quanto incassano in tasse, colmano il divario vendendo obbligazioni agli investitori. Quando i debiti giungono a scadenza, i governi li ripagano vendendo nuove obbligazioni, meccanismo che di solito funziona, a patto che gli investitori obbligazionari siano sicuri che il governo stia gestendo bene le sue finanze.

Cosa che il panorama attuale del parlamento, praticamente spaccato in tre tronconi, che non dialogano tra di loro, non garantisce, anzi erodendo la fiducia degli investitori. Come rischia di accadere nei confronti della Francia, destinata a galleggiare sino alle prossime elezioni generali, con un esito che potrebbe essere importante per l'Europa.