Anche nel 2025, l’Italia resta indietro nella parità di genere: profonde disuguaglianze nel lavoro, nei salari e nella rappresentanza, mentre emergono segnali incoraggianti ma ancora limitati
Il gender gap continua a rappresentare uno degli ostacoli più persistenti alla piena emancipazione delle donne in Italia. Il quadro che emerge dai dati più aggiornati mostra un Paese che fatica a garantire equità nelle opportunità lavorative, nelle carriere e nelle retribuzioni.
Un progresso globale ancora lento, con l’Italia in fondo alla classifica
Secondo il Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum, a livello mondiale la parità di genere è stata raggiunta solo per il 68,8%, un miglioramento risicatissimo rispetto al 68,4% registrato l’anno precedente.
L’Italia è migliorata di due posizioni, passando dall’87º all’85º posto, ma con un punteggio ancora lontano da quello delle economie più virtuose: attorno allo 0,729, ben sotto la soglia dell’80%.
Occupazione femminile: le disuguaglianze restano forti
Solo il 51% delle donne in età lavorativa risulta occupato, contro il 69% degli uomini, con un divario che arriva a quasi 18 punti percentuali.
Nelle regioni meridionali il fenomeno è ancora più grave: la disoccupazione femminile tocca quote elevate, con un’“attività inesistente” pari al 43,6%, ben 30 punti sopra la media europea.
Le donne ai vertici: qualche segnale positivo, ma ancora sotto la media
La leadership femminile mostra spiragli di progresso: nel 2024 le donne rappresentano il 36% dei manager — un record in Italia e oltre la media dell’Eurozona (35%) — anche se solo il 28% dei ruoli dirigenziali è ricoperto da donne.
Retribuzioni e fragilità lavorative: persistono ancora forti disparità
Le donne guadagnano in media il 10,7% in meno rispetto agli uomini, con un divario che sale fino al 27,3% nelle posizioni manageriali.
Molte affrontano contratti precari o part-time involontario: tra le nuove assunzioni nel 2024, il 42% è donna, ma il 49,2% delle donne incappa in part-time, quasi il doppio rispetto al 27,3% degli uomini.
In più, dopo la maternità, il 16% delle donne lascia il mercato del lavoro (contro appena il 2,8% degli uomini).
Cultura aziendale e impegno concreto: l’evento di maggio 2025
Il 13 maggio 2025, la Rome Business School ha ospitato l’evento “From Values to Practice: How Corporate Culture Can Support Equal Opportunities”.
Alda Paola Baldi, vicepresidente Unindustria, ha affermato:
“In un ambiente perlopiù maschile, la vera sfida è trasformare la cultura aziendale, valorizzando competenze e inclusion. Investire nella parità di genere significa creare consapevolezza e opportunità per tutti.”
Sono state anche premiate aziende virtuose tramite i Gender Equality Awards 2025, tra cui Freshfields, Mindray, Progea, Service Key Group e SOBI.
Il peso economico del divario di genere
L’economia globale paga un prezzo altissimo alla disuguaglianza. Come sottolineato da Saadia Zahidi del World Economic Forum:
“In un contesto caratterizzato da scarsa crescita, crisi economiche e transizioni tecnologiche, la parità di genere è una leva per rendere le economie più forti, resilienti e innovative.”
In ambito europeo, un miglioramento della parità di genere potrebbe far crescere il PIL pro capite del 9,6%, equivalenti a circa 3,15 trilioni di euro, e generare fino a 10,5 milioni di posti di lavoro entro il 2050.