Il 30 settembre è la data scelta per celebrare la Giornata Internazionale della Traduzione, istituita nel 2017 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 71/288. Il giorno coincide con la memoria di San Girolamo, il primo grande traduttore cristiano che tradusse la Bibbia in latino (la celebre Vulgata) partendo dal greco e dall’ebraico. Non a caso, San Girolamo è il patrono dei traduttori.
Tradurre il mondo: perché il 30 settembre si celebra la Giornata della Traduzione
L’iniziativa è nata molto prima, nel 1953, grazie alla Federazione Internazionale dei Traduttori (FIT – International Federation of Translators), che ha da sempre promosso la professione linguistica come ponte tra culture, popoli e lingue.
Tradurre non significa solo convertire parole da una lingua all’altra. Significa scegliere, interpretare, adattare. Un traduttore bilancia ogni giorno due esigenze: la fedeltà al testo di partenza e la chiarezza nel testo d’arrivo. In molti casi, per essere fedeli al significato profondo, occorre allontanarsi dalle parole letterali, mantenendo il senso ma adattando stile, tono e struttura. Questo vale tanto nella traduzione scritta quanto nell’interpretariato (interpretazione orale, simultanea o consecutiva).
Negli ultimi anni, la tecnologia ha trasformato profondamente il settore. L’uso dell’Intelligenza Artificiale nella traduzione automatica ha permesso di velocizzare processi e ridurre i costi, soprattutto in ambiti dove contano quantità e rapidità. Strumenti come Google Translate o DeepL, e ora anche i grandi modelli linguistici (Large Language Models, LLMs), sono in grado di generare traduzioni sempre più fluide e coerenti.
Tuttavia, l’apporto dell’AI presenta limiti importanti: difficoltà nel comprendere il contesto culturale, gestione superficiale di idioms (espressioni tipiche), scarsa sensibilità verso il tono emotivo o il registro linguistico. Inoltre, l’AI può introdurre bias (pregiudizi) se allenata su dati sbilanciati, oppure violare la privacy se applicata a testi sensibili come quelli legali o medici.
L’approccio più efficace oggi è ibrido: l’AI produce una prima bozza e il traduttore umano la rivede, corregge e adatta. In questo modo si sfruttano i vantaggi della velocità, senza perdere l’elemento umano che resta indispensabile per garantire qualità, accuratezza e rispetto del contesto.
Il futuro della traduzione sarà quindi sempre più human-in-the-loop: l’essere umano non scompare, ma diventa supervisore critico, capace di scegliere quando seguire l’algoritmo e quando, invece, andare oltre.