Le notizie che, soprattutto dal Medio Oriente, riferiscono di ospedali e strutture sanitarie attaccate da Israele, sono la conferma che ormai queste strategie sono diventate uno strumento di guerra quasi quotidiano
di Diego Minuti
Anche se le notizie non sempre concordano, a seconda di chi sia la fonte che le riferisce, è evidente che quanto accade a medici e ospedali in zone di guerra non può essere considerato come un episodio sporadico, entrando invece in una delle tattiche adottate. Anche nei giorni scorsi, un attacco ad un ospedale è stato giustificato dalle Forze armate israeliane con il fatto che, sotto il nosocomio, era stato istituito un posto di comando di terroristi. Circostanza poi suffragata dalla scoperta di un tunnel sotterraneo.
Sono stati toccati nuovi "livelli di orrore"
La conferma della drammaticità delle condizioni in cui si trovano a prestare la loro opera medici ed infermieri in zone di guerra viene da un rapporto, secondo il quale nel 2024 ci sono stati più di 3.600 attacchi che hanno avuto come obiettivo operatori sanitari, ospedali e cliniche in zone di conflitto. Una cifra mai registrata in precedenza che, mostrando un forte incremento rispetto all'anno prima, segnala che sono stati toccati ''nuovi livelli di orrore''. Stando ai risultati della ricerca, il totale che si è registrato nel 2024 è stato superiore del 15% rispetto al 2023. Si è trattato, dice la ricerca, di attacchi aerei, missilistici e con droni contro ospedali e cliniche, ma anche di saccheggi e occupazioni di strutture, nonché arresti e detenzioni di operatori sanitari.
Attacchi a Gaza, Ucraina, Libano
Oltre un terzo degli attacchi è avvenuto a Gaza e in Cisgiordania, ma centinaia di essi sono stati registrati anche in Ucraina, Libano, Myanmar e Sudan. Autrice del rapporto è la Safeguarding Health in Conflict Coalition Leonard (SHCC il suo acronimo), il cui presidente, Leonard Rubenstein, ha affermato che l'aumento di questi episodi avviene contemporaneamente ai "tentativi da parte dei responsabili di limitare la tutela legale dell'assistenza sanitaria e dei civili in guerra".
In proposito, Rubenstein ha fatto riferimento alle sanzioni che il presidente americano, Donald Trump, ha imposto al personale della Corte penale internazionale (CPI) per aver accusato gli israeliani di crimini di guerra e quindi anche una legge del 2023 approvata dalla Duma russa che criminalizza la cooperazione con la CPI.I numeri forniti dalla ricerca sono inequivocabili e su di essi Rubenstein ha fatto una riflessione, dicendo che ''in media, nel 2024, l'assistenza sanitaria è stata sotto attacco 10 volte al giorno nelle zone di guerra del mondo. Ognuno di questi attacchi porta terrore, traumi e, in troppi casi, feriti, distruzione e morte. Gli attacchi all’assistenza sanitaria compromettono la capacità di assistere le persone quando è più necessario, ovvero in guerra”.
Nello specifico, lo scorso anno ci sono stati 3.623 ''incidenti'', tra cui 1.111 danni o distruzioni a strutture sanitarie, 927 morti, 473 arresti e 140 rapimento. La maggior parte degli incidenti, l'81%, è stata attribuita ad entità statali.
Arresti e abusi
Non meno grave, rispetto agli attacchi, è il ricorso alla misure dell'arresto, con il 55% di quelli che hanno avuto come obiettivi operatori sanitari nel 2024 è stato effettuato dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, con l'SHCC che segnala anche abusi fisici e sessuali all'interno dei centri di detenzione .
Quasi la metà dei decessi è stata segnalata in Libano e la maggior parte erano operatori sanitari di emergenza uccisi durante l'Operazione Northern Arrows delle IDF. Nei conflitti una parte sempre più importante è stata attribuita attacchi messi a segno con l'utilizzo di droni. Ma per il rapporto le cifre riportate, seppure impressionanti quanto drammatiche, sono probabilmente sottostimate, a causa della difficoltà di raccogliere informazioni accurate durante un conflitto.
Il rapporto contiene un appello alle Nazioni Unite affinché respingano ''collettivamente i tentativi di reinterpretare il diritto internazionale umanitario che ne minano lo scopo di proteggere l'assistenza sanitaria nei conflitti armati" e a "porre fine all'impunità incoraggiando le indagini, la condivisione dei dati, le azioni penali attraverso la CPI e rafforzando gli organi di monitoraggio".