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“Iattanza”, la parola dell’arroganza in scena: origine, significato e perché suona ancora attuale

 
“Iattanza”, la parola dell’arroganza in scena: origine, significato e perché suona ancora attuale
Redazione

La parola iattanza indica un atteggiamento di ostentata sicurezza, arroganza e compiacimento di sé, spesso accompagnato dal bisogno di esibire le proprie qualità reali o presunte e di affermare una superiorità sugli altri e nel suo uso comune conserva una sfumatura decisamente negativa, perché rimanda ad un’eccessiva autostima che scivola facilmente nella vanagloria e nella presunzione.

“Iattanza”, la parola dell’arroganza in scena: origine, significato e perché suona ancora attuale

Dal punto di vista etimologico, iattanza deriva dal latino iactantia, termine legato al verbo iactare, che significa gettare, scagliare, ma anche sbandierare, vantare e già in latino classico indicava l’atto del vantarsi in modo esagerato, come se le proprie qualità venissero letteralmente lanciate davanti agli

altri per attirare attenzione ed ammirazione. Questo nucleo originario è rimasto sostanzialmente intatto nel passaggio all’italiano, dove la parola ha continuato a designare un comportamento più che un semplice tratto caratteriale, sottolineando l’aspetto performativo dell’arroganza, il fatto che essa si manifesti attraverso parole, gesti ed atteggiamenti volutamente plateali.

Nella storia della lingua italiana, iattanza è stata spesso utilizzata in ambito letterario e saggistico per descrivere personaggi superbi, condottieri troppo sicuri della vittoria, oratori che indulgono nell’autocelebrazione o, più in generale, individui incapaci di riconoscere i propri limiti. A differenza di termini affini come orgoglio o fierezza, che possono avere anche connotazioni positive quando legati alla dignità personale o all’autostima equilibrata, iattanza implica quasi sempre un giudizio critico, perché suggerisce mancanza di misura e scarsa consapevolezza delle conseguenze del proprio comportamento.

Non a caso, nella tradizione culturale occidentale la iattanza è spesso rappresentata come una colpa che precede la caduta, un eccesso che acceca e porta a sottovalutare i rischi, rendendo l’individuo vulnerabile proprio nel momento in cui si sente più forte. Ancora oggi il termine viene impiegato per commentare atteggiamenti pubblici, politici o mediatici, quando l’esibizione del successo o della sicurezza personale appare sproporzionata rispetto ai fatti, confermando così la vitalità di una parola antica, capace di descrivere con precisione un tratto umano ricorrente e sempre attuale.