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Perché Arthur Conan Doyle finì per odiare Sherlock Holmes

 
Perché Arthur Conan Doyle finì per odiare Sherlock Holmes
Redazione

Arthur Conan Doyle, celebre medico e scrittore britannico, è universalmente conosciuto come il creatore di Sherlock Holmes, il detective più famoso della letteratura. Tuttavia, paradossalmente, Doyle stesso arrivò a sviluppare un certo disprezzo nei confronti del suo personaggio, tanto da tentare più volte di ucciderlonei racconti.

 

Perché Arthur Conan Doyle finì per odiare Sherlock Holmes

 

Doyle iniziò a scrivere le avventure di Sherlock Holmes nel 1887 con la pubblicazione di Uno studio in rosso. Il personaggio riscosse un enorme successo presso il pubblico, superando quello delle altre opere dell’autore, in particolare i romanzi storici come Micah Clarke (1889) o The White Company (1891), ai quali Doyle teneva molto di più. L’enorme popolarità di Holmes diventò per Doyle una prigione creativa. Il pubblico richiedeva sempre nuove storie e l’autore si sentiva costretto a produrre racconti di detective anziché dedicarsi ai suoi progetti letterari preferiti.

 

La pressione del successo commerciale è un fattore chiave per comprendere l’antipatia di Doyle verso Holmes. Secondo fonti biografiche, Doyle considerava Holmes un personaggio banale e limitante per la sua carriera letteraria. In una lettera del 1893, Doyle dichiarò di essere stufo di scrivere storie che piacevano solo per i trucchi e le deduzioni e di voler concentrarsi su romanzi storici ed argomenti più seri.

 

Il momento simbolico di questo conflitto si verificò nel racconto Il problema finale (1893), in cui Doyle decise di far precipitare Sherlock Holmes insieme al Professor Moriarty nelle cascate di Reichenbach. Questo gesto rappresentava il desiderio di Doyle di liberarsi da un personaggio che lo costringeva a produrre opere secondo i gusti del pubblico, piuttosto che secondo le proprie aspirazioni artistiche.

 

Tuttavia, la morte di Holmes provocò una reazione pubblica negativa: lettere di protesta e pressioni dei lettori convinsero Doyle a riportare in vita il detective nel 1901 con Il ritorno di Sherlock Holmes.

Anche motivazioni personali e psicologiche influenzarono il rapporto conflittuale di Doyle con il suo detective.

 

Doyle era un uomo ambizioso, desideroso di affermarsi come autore serio e riconosciuto dalla critica letteraria. Holmes, con la sua freddezza logica ed il suo distacco emotivo, rappresentava per Doyle una limitazione, una figura che oscurava la voce narrativa ed i temi che l’autore considerava più nobili, come la storia e l’avventura. In un certo senso, Doyle odiava Holmes perché lo ammirava: il detective era impeccabile, brillante e iconico, mentre lui stesso si sentiva intrappolato nella sua creazione.