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Nanorobot contro le placche arteriose: a che punto è davvero la medicina del futuro

 
Nanorobot contro le placche arteriose: a che punto è davvero la medicina del futuro
Redazione

Le placche arteriose rappresentano una delle principali cause delle malattie cardiovascolari, che si formano principalmente a causa dell’aterosclerosi. Con il tempo, la riduzione del lume vascolare ed il rischio di rottura della placca possono provocare eventi gravi come infarto del miocardio ed ictus ischemico. In questo contesto, la nanotecnologia ed i nanorobot rappresentano una delle frontiere più promettenti della medicina moderna.

Nanorobot contro le placche arteriose: a che punto è davvero la medicina del futuro

I nanorobot sono dispositivi di dimensioni nanometriche, generalmente comprese tra 1 e 100 nanometri, progettati per interagire con strutture biologiche a livello cellulare e molecolare. Va chiarito che, allo stato attuale, non esistono nanorobot clinicamente operativi ed autonomi nel corpo umano come spesso descritti nella fantascienza. La ricerca scientifica si concentra invece su nanoparticelle intelligenti e sistemi nanostrutturati in grado di svolgere funzioni specifiche, come il rilascio mirato di farmaci o il riconoscimento selettivo di tessuti patologici.

Nel trattamento delle placche arteriose, l’obiettivo principale delle tecnologie nanomediche è colpire selettivamente la placca aterosclerotica senza danneggiare i tessuti sani circostanti. Studi sperimentali hanno dimostrato che nanoparticelle funzionalizzate possono essere progettate per legarsi a molecole specifiche presenti nelle placche, come i recettori dei macrofagi o le lipoproteine ossidate. Una volta raggiunta la placca, queste nanoparticelle possono rilasciare farmaci antinfiammatori o ipolipemizzanti direttamente nel sito interessato.

Un risultato scientificamente documentato riguarda l’uso di nanoparticelle caricate con statine o con agenti che favoriscono la regressione della placca. In modelli animali, queste tecnologie hanno mostrato una riduzione significativa dell’infiammazione ed un rallentamento della progressione aterosclerotica. Altri approcci in fase di studio prevedono nanoparticelle magnetiche, che possono essere guidate esternamente tramite campi magnetici per concentrarsi nelle arterie colpite, migliorando la precisione del trattamento.

Un aspetto cruciale della ricerca sui nanorobot applicati alle placche arteriose è la sicurezza. Le nanoparticelle devono essere biocompatibili, non tossiche e facilmente eliminabili dall’organismo dopo aver svolto la loro funzione. Materiali come lipidi, polimeri biodegradabili e ossidi metallici controllati sono attualmente i più studiati proprio per soddisfare questi requisiti. Inoltre, la regolamentazione clinica richiede studi rigorosi prima dell’uso sull’uomo, motivo per cui la maggior parte delle applicazioni è ancora in fase preclinica o di sperimentazione clinica iniziale.