Tumore al colon-retto, un team italiano scopre come combinare chemioterapia e immunoterapia per rendere i tumori visibili e aggredibili dalle difese dell’organismo
Di Sofia Diletta Rodinò
Un’innovativa strategia terapeutica, sviluppata da un team italiano in collaborazione con centri oncologici d’eccellenza internazionali, apre una nuova prospettiva per i pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico. La chiave? Rendere il tumore visibile al sistema immunitario, che fino ad ora non riusciva a riconoscerlo come una minaccia.
Lo studio – pubblicato sulla rivista Cancer Cell – è frutto di una sinergia tra IFOM, Università di Torino, Università Statale di Milano, Ospedale San Raffaele, Istituto di Candiolo e Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. L’obiettivo: estendere l’efficacia dell’immunoterapia, finora limitata a meno del 5% dei pazienti. "Abbiamo dimostrato che è possibile ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere il tumore,” spiega Alberto Bardelli, direttore scientifico IFOM e coordinatore dello studio.
La svolta: usare la chemioterapia per trasformare il tumore
Alla base del nuovo approccio c’è la combinazione di due chemioterapici: temozolomide e cisplatino. Il primo danneggia il DNA del tumore, il secondo ne blocca la riparazione. Questo stress genetico obbliga le cellule tumorali ad accumulare un alto numero di mutazioni, producendo nuovi antigeni che il sistema immunitario può riconoscere. “È come se costringessimo il tumore a sventolare una bandiera rossa,” spiega Giovanni Germano, co-coordinatore dello studio. Non solo: la combinazione farmacologica modifica anche il microambiente tumorale, rendendolo più favorevole all’azione immunitaria.
Dalla scoperta al paziente: primi risultati positivi
Grazie alla collaborazione con il gruppo del dottor Luis Diaz a New York, i ricercatori hanno già trattato 18 pazienti con questo schema sperimentale. Le analisi preliminari mostrano un aumento delle mutazioni e una maggiore risposta immunitaria, segnali incoraggianti per l’efficacia del protocollo. “Non combattiamo la resistenza del tumore: la sfruttiamo per colpirlo meglio,” sintetizza Bardelli.
Un esempio di ricerca traslazionale tutta italiana
Il progetto è sostenuto da ERC, AIRC e dal programma IFOM per Medici-Ricercatori, e rappresenta un modello di ricerca traslazionale, dove i laboratori dialogano direttamente con le corsie ospedaliere. “Abbiamo gettato le basi per una nuova era della medicina personalizzata,” conclude Bardelli. “Una terapia che guida il tumore verso la sua stessa vulnerabilità.”