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Influenza aviaria: focolai raddoppiati nel 2024, massima allerta sanitaria globale

 
Influenza aviaria: focolai raddoppiati nel 2024, massima allerta sanitaria globale

L’influenza aviaria è tornata a rappresentare una minaccia concreta e globale, con i focolai nei mammiferi più che raddoppiati rispetto al 2023. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OMSA) lanciano l’allarme: il virus H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) è ormai diffuso in tutto il mondo, coinvolgendo volatili, allevamenti, animali selvatici e anche esseri umani.

Un virus ad alta trasmissibilità e letalità

Il ceppo H5N1, altamente contagioso, è responsabile di tassi di mortalità elevatissimi nel pollame e ha già infettato specie diverse: volpi, foche, puma, bovini da latte e persino animali domestici. Il virus appartiene alla famiglia dei virus influenzali di tipo A e, come tipico dei virus a RNA, presenta una notevole capacità di mutazione, rendendo possibile l’adattamento ad altri ospiti, inclusi i mammiferi.

L’impatto globale e i rischi per la salute pubblica

L’epidemia, iniziata alla fine del 2020, continua a espandersi con effetti devastanti sulla biodiversità e sull’economia agroalimentare mondiale. Ad oggi, sono stati registrati oltre 3.400 focolai in Africa, Americhe, Asia, Europa e persino in Antartide, con conseguenze gravi: quarantene obbligatorie, limitazioni al commercio, abbattimenti di animali e interruzioni nella catena di approvvigionamento alimentare.

Nei bovini, il virus ha causato calo della produzione di latte e ha generato preoccupazione per i primi casi di trasmissione all’uomo, soprattutto tra gli operatori del settore lattiero-caseario. Il pericolo di un’ulteriore diffusione zoonotica, ovvero il passaggio dagli animali all’uomo, è sempre più concreto.

Prevenzione, monitoraggio e risposta rapida

Secondo le agenzie internazionali, per fermare l’avanzata del virus è essenziale intervenire direttamente nei luoghi in cui insorge il focolaio, evitando che si propaghi agli animali allevati, alle persone e oltre i confini nazionali.

“Contrastare il focolaio nel luogo in cui insorge può contribuire a prevenire la diffusione della malattia alle aziende agricole limitrofe, ad altri animali e all’uomo - anche al di là dei confini - e a scongiurare la reazione a catena che comporterebbe perdite economiche, insicurezza alimentare e il rincaro dei prezzi”, sottolinea la FAO.

Diventa quindi strategico rafforzare le capacità di monitoraggio, diagnosi precoce e risposta sanitaria rapida, investendo in sistemi di sorveglianza e formazione degli operatori. Solo così sarà possibile limitare l’impatto del virus sull’ambiente, sull’economia agricola e sulla salute umana.

l rischio aviaria non è un problema del passato, ma una crisi in atto e in rapida evoluzione. La natura zoonotica del virus H5N1 e la sua diffusione transnazionale impongono una risposta coordinata e multilivello, che coinvolga governi, allevatori, veterinari, operatori sanitari e cittadini.

La prevenzione è oggi la nostra migliore arma per evitare che un’emergenza veterinaria si trasformi nella prossima crisi sanitaria globale.

Redazione