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Italia ferma: occupazione ai massimi ma crescita sotto l’1%

 
Italia ferma: occupazione ai massimi ma crescita sotto l’1%
Luca Lippi

L'economia italiana vive oggi un paradosso: da un lato, il tasso di disoccupazione ha raggiunto i minimi degli ultimi vent'anni, un traguardo che suggerirebbe salute e ripresa. Dall'altro, la crescita economica è quasi ferma, bloccata sotto la soglia dell'1 per cento per il terzo anno di fila. Non siamo di fronte a un crollo, ma a una stagnazione ostinata, una sorta di "stabilizzazione senza slancio". Analizziamo i dati per capire cosa sta realmente accadendo e quali strade percorrere per uscire da questa palude.

Il mercato del lavoro: occupazione ai massimi ma dati distorti

Il fronte più incoraggiante è, in apparenza, quello dell'occupazione. Nonostante un lieve calo mensile ad agosto, il quadro generale rimane solido. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9 per cento a luglio 2025, un valore che non si vedeva dal 2007, segnando un netto miglioramento rispetto al 10,2 per cento dell'aprile 2021.

C'è un "però" da non sottovalutare. Questi dati sono influenzati dalla legge Fornero, che, portando l'età pensionabile a 67 anni, mantiene artificialmente al lavoro una quota di popolazione che altrimenti sarebbe in pensione. Questo non solo "droga" le statistiche generali, ma lascia irrisolto il drammatico problema dell'occupazione giovanile.

Un motore che non accelera: il PIL italiano in stagnazione

Se il lavoro offre motivi di ottimismo solo apparenti, lo stesso non si può dire della crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL). Le previsioni del Centro Studi Confindustria parlano chiaro: un modesto +0,5 per cento per quest'anno e un cauto +0,7 per cento per il prossimo. Dopo un timido +0,3 per cento nel primo trimestre del 2025, il PIL è calato dello 0,1 per cento nel secondo, confermando un'economia che fatica a trovare un ritmo. Non cresciamo per un mix di fattori esterni e interni.

Freni esterni: Il commercio globale rallenta. L'anticipo di spedizioni verso gli USA per evitare i dazi ("front loading") ora rischia di trasformarsi in un eccesso di scorte. A questo si aggiungono l'impatto diretto delle tariffe e la debolezza economica della Germania, nostro partner commerciale cruciale.

Dilemmi interni: I due motori della crescita domestica sono ingolfati. Le famiglie non spendono a causa dei bassi salari reali che annullano il potere d'acquisto. Le imprese, frenate dall'incertezza, rimandano gli investimenti a lungo termine. Su questo quadro pesa inoltre la necessità di recuperare le risorse impiegate per misure come il reddito di cittadinanza, un elemento fin troppo trascurato nelle analisi economiche.

Le possibili vie d’uscita: cuneo fiscale e PNRR

Il quadro finale è chiaro: l'Italia non sta crollando, ma procede a un ritmo troppo lento, con un mercato del lavoro robusto solo in superficie che maschera una profonda debolezza strutturale. Per rompere questo ciclo di stagnazione, è necessario agire su due fronti strategici: stimolare la domanda interna aggredendo il problema dei bassi salari. Un taglio significativo del cuneo fiscale aumenterebbe il reddito disponibile delle famiglie, incentivando i consumi – al netto di problematiche di disavanzo ereditate -. Inoltre, bisogna rilanciare gli investimenti privati velocizzando l'attuazione delle riforme e dei progetti legati al PNRR, semplificando la burocrazia e garantendo stabilità. Solo così le aziende torneranno a investire in innovazione e crescita.