Al Forum Leopolda Salute di Firenze il presidente della Fondazione Gimbe avverte: “In Italia quasi 6 milioni di persone rinunciano alle prestazioni sanitarie: è inaccettabile”. Nel triennio 2026-2028 previsti 7,7 miliardi, ma il Fondo scende al 5,9% del Pil e resta un gap fino a 10,7 miliardi con i fabbisogni stimati.
Il testo bollinato della Manovra 2026 prevede 2,4 miliardi di euro aggiuntivi per la sanità già dal prossimo anno. “È certamente un segnale importante da parte del Governo, ma queste risorse rischiano di disperdersi in mille rivoli, come in un tentativo di accontentare tutti senza un chiaro disegno strategico”. A dirlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a margine del Forum Leopolda Salute organizzato da Koncept alla Stazione Leopolda di Firenze, decima edizione dedicata al tema “Il coraggio di correre: dal cambiamento frammentato alla trasformazione sistemica”, che riunisce esperti, istituzioni e manager della sanità italiana 
“Per quanto riguarda il personale sanitario – ha spiegato Cartabellotta – l’obiettivo di assumere 6.000 infermieri è realistico solo se li importiamo dall’estero, perché oggi questi professionisti non ci sono. La vera priorità dev’essere rendere la professione infermieristica più attrattiva, altrimenti possiamo mettere i soldi, ma non troveremo i professionisti”.
Cartabellotta ha puntato i riflettori anche su un fenomeno ormai strutturale: la rinuncia alle cure. “Parliamo di 5,8 milioni di persone nel 2024, praticamente una su dieci, e questo tradisce l’articolo 32 della Costituzione – perché proprio gli indigenti a cui la Repubblica dovrebbe garantire cure gratuite restano esclusi dall’assistenza”.
I numeri della Manovra e il conto che non torna
Secondo l’analisi Gimbe sul Ddl Bilancio, alla sanità vanno 7,7 miliardi nel triennio 2026-2028 (2,4 mld nel 2026; 2,65 mld nel 2027; 2,65 mld nel 2028). Considerando anche gli stanziamenti già previsti, il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) arriverebbe a 143,1 mld nel 2026, 144,1 mld nel 2027 e 145 mld nel 2028; tuttavia, in rapporto al Pil la quota sale al 6,16% nel 2026 per poi ridursi al 6,05% nel 2027 e al 5,93% nel 2028. È la fotografia diffusa oggi da ANSA, Repubblica e altri primari media sulla base del rapporto Gimbe. 
La stessa Fondazione evidenzia il divario tra risorse assegnate e spesa sanitaria programmata: gap di 6,8 mld nel 2026, 7,6 mld nel 2027 e 10,7 mld nel 2028. Un differenziale destinato a pesare sui bilanci regionali e a tradursi in tagli di servizi o aumento della pressione fiscale locale, come segnala Gimbe. 
Professionisti: “briciole” e attrattività in calo
Sul fronte del personale, la Manovra introduce un piano straordinario di assunzioni (circa 1.000 medici dirigenti e oltre 6.000 professionisti sanitari, soprattutto infermieri) con investimenti per 1,35 mld nel triennio e un incremento dell’indennità di specificità (circa 3.000 € lordi/anno ai medici e 1.630 € agli infermieri, secondo le tabelle circolate). Per Gimbe si tratta di importi insufficienti a invertire la rotta su fuga dal pubblico, carichi di lavoro e burnout; nel breve, il reclutamento dall’estero resta l’unica opzione realistica per coprire i vuoti.
La fotografia sulla carenza infermieristica è coerente con gli allarmi di FNOPI, che quantifica in oltre 65.000 le unità mancanti nel SSN; stime sindacali spingono la carenza potenziale ben oltre questa soglia se si considerano gli standard europei.
La spesa “di tasca propria” e le nuove diseguaglianze
L’8° Rapporto Gimbe sul SSN e i più recenti approfondimenti di Istat mostrano una spesa privata out-of-pocket intorno a 41,3 miliardi nel 2024, con 5,8 milioni di persone che dichiarano di aver rinunciato ad almeno una prestazione. La dinamica alimenta la “sanità a due velocità”, con forti differenze territoriali e una crescente dipendenza dal privato, specialmente dove le liste d’attesa sono più lunghe. 
Il quadro europeo non aiuta: secondo 
OECD/Commissione UE – Health at a Glance: Europe 2024, senza scelte strutturali su 
invecchiamento in salute, 
prevenzione e 
long-term care, la pressione su spesa e personale è destinata ad aumentare.
Dalle “micro-misure” alla strategia: cosa serve davvero
Dalle tariffe DRG e specialistica ai programmi di prevenzione oncologica e vaccinale, passando per salute mentale e cure palliative, la Manovra distribuisce risorse su molti capitoli. Ma lo fa con dosi limitate, rischiando di non produrre benefici tangibili per i cittadini laddove organizzazione, personale e governance restano i colli di bottiglia. È la critica ricorrente delle analisi Gimbe e della stampa specializzata.
“Questi dati crudi – ha proseguito Cartabellotta – devono rappresentare una molla, politica e sociale, per restituire attrattività alla professione sanitaria e per rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale di erogare cure appropriate. Non possiamo accettare un modello in cui le diseguaglianze crescono e il diritto alla salute diventa diseguale”.
“L’Italia che va a velocità diverse c’è sempre stata – ha concluso Cartabellotta – ma oggi si stanno verificando nuove forme di diseguaglianza, anche all’interno della stessa regione… Oggi in Italia si eroga una salute diseguale, un diritto diseguale che non è compatibile con i valori democratici della nostra Costituzione”.