• Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • Un museo. Quattro Sedi. IntesaSanPaolo
  • La piattaforma di wealth planning
  • Italpress Agenzia di stampa

Il Marocco punta a promuovere la coltivazione legale di cannabis

 
Il Marocco punta a promuovere la coltivazione legale di cannabis
Redazione

Il Marocco sta espandendo la coltivazione legale di cannabis e sta lavorando per integrare, nell'economia formale, quelli che, per decenni, hanno coltivato la pianta con il timore d'essere arrestati. Coltivatori che hanno iniziato confidando nel mercato nero e che, oggi, invece, vendono legalmente alle cooperative che producono cannabis per uso medicinale e industriale.

Il Marocco punta a promuovere la coltivazione legale di cannabis

Il Marocco è il più grande produttore mondiale di cannabis e il principale fornitore della resina utilizzata per produrre hashish. Per anni, le autorità si sono trovati davanti alla prospettiva di chiudere un occhio e l'adozione di misure repressive, nonostante l'economia sostenga direttamente o indirettamente centinaia di migliaia di persone nelle montagne del Rif, secondo i rapporti delle Nazioni Unite e i dati governativi.

Anche perché gli agricoltori locali hanno provato a coltivare grano, noci, mele e altre colture, ma nessuno ha prodotto risultati concreti.
Nel 2021 il Marocco è diventato il primo grande produttore illegale di cannabis, e il primo Paese a maggioranza musulmana ad approvare una legge che legalizzava alcune forme di coltivazione.
Nel 2024, il re Mohammed VI ha graziato più di 4.800 agricoltori che stavano scontando pene detentive per consentire ai coltivatori di lunga data di "integrarsi nella nuova strategia", ha affermato all'epoca il ministero della Giustizia.

Dall'entrata in vigore della legalizzazione nel 2022, il Marocco ha regolamentato rigorosamente ogni fase della produzione e della vendita, dai semi e pesticidi alle licenze agricole e alla distribuzione. Sebbene alcune coltivazioni siano autorizzate, le autorità non hanno mostrato alcun segno di avanzamento verso la legalizzazione o riforme mirate al consumo ricreativo.

Mohammed El Guerrouj, direttore generale dell'agenzia marocchina per la regolamentazione della cannabis ha detto che ci sono ''due missioni contraddittorie, che in realtà consistono nel permettere allo stesso progetto di avere successo nello stesso ambiente. La nostra missione come poliziotti è far rispettare le normative. Ma abbiamo anche quella di supportare agricoltori e operatori affinché abbiano successo nei loro progetti".
L'anno scorso l'agenzia ha rilasciato licenze a più di 3.371 coltivatori in tutto il Rif e ha registrato la produzione di quasi 4.200 tonnellate di cannabis legale.

La legalizzazione ha portato licenze, cooperative formali e la speranza di un reddito stabile senza timore di arresto. Ma il cambiamento ha anche messo in luce i limiti della riforma. Il mercato legale rimane troppo piccolo per assorbire le centinaia di migliaia di persone che dipendono dal commercio illecito e le nuove norme hanno introdotto ulteriori pressioni, affermano agricoltori ed esperti.

Ma la domanda del mercato nero rimane elevata. Oggi, la cannabis viene coltivata legalmente su 5.800 ettari nel Rif, mentre oltre 27 mila ettari sono destinati alla coltivazione illegale, secondo i dati governativi. Il numero di agricoltori che entrano nel sistema legale rimane esiguo rispetto a quello che si ritiene sia legato al mercato illecito.

Un rapporto di aprile del Global Institute Against Transnational Organized Crime ha descritto il settore come "più un esempio di coesistenza di entrambi i mercati che una transizione decisiva dall'uno all'altro. Una parte sostanziale della popolazione continua a fare affidamento sulle reti di cannabis illecita per generare reddito, perpetuando le dinamiche che lo Stato sta cercando di riformare", si legge nel rapporto.