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Doppio binario per i medici di famiglia, la proposta delle Regioni

 
Doppio binario per i medici di famiglia, la proposta delle Regioni

Le Regioni hanno messo a punto un documento di quattro pagine che prevede la riforma - attesa da oltre tre anni - dei medici e dei pediatri di famiglia

Per i medici di famiglia ci sarà un doppio canale: diventare dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale o restare convenzionati, come sono oggi. Ma per quest'ultimi saranno previsti anche “obblighi normativamente cogenti” riguardo a “debito orario” e “prestazioni da garantire” da sottrarre alla contrattazione collettiva sia nazionale che locale “in modo tale da assicurare l'effettivo avvio delle strutture e dell'organizzazione prevista dal PNRR”.

In pratica, i dottori dovranno lasciare un po' di ore a settimana i loro studi e andare a lavorare nelle nuove strutture finanziate dal PNRR con tre miliardi e cioè Case e Ospedali di comunità.

Sarà necessario un intervento normativo - forse un decreto legge - e come spiegano le Regioni si tratterà di recuperare quanto scritto tra le norme istititutive del Servizio Sanitario Nazionale che all'articolo 25 della legge 883 del 1978 prevede che “l'assistenza medico generica e pediatrica è prestata dal personale dipendente o convenzionato” del SSN: da qui la richiesta dei governatori di approvare “una norma che riformi la materia” che riparta proprio dai “principi ispiratori” di quella legge “rendendoli però effettivamente esigibili”. 

Reclutare i medici sul territorio come dipendenti a contratto

Il documento indica dieci punti: tra questi c'è appunto quello che prevede che le Regioni, per coprire i posti sul territorio, possano scegliere il reclutamento di medici per le cure primarie come veri e propri dipendenti. Inquadrati come dirigenti medici nel contratto dell'area Sanità. Oppure ricorrere all'attuale convenzionamento, ma consentendo anche agli attuali convenzionati di passare alla dipendenza.

È prevista anche una formazione post-laurea finalmente universitaria (oggi è regionale) e la possibilità di attivare (al posto del convezionamento) forme di “vero e proprio accreditamento” a gruppi di medici che lavorino nelle Case di comunità. Ultimo punto indicato dalle Regioni: definire “le ricadute economiche complessive della riforma, prevedendo la copertura integrale”.

Mancano all’appello oltre 5.500 medici di famiglia rispetto al fabbisogno standard

La FIMMG stima che entro il 2026, 15 milioni di italiani potrebbero rimanere senza medico di famiglia. Oggi mancano all’appello oltre 5.500 medici di famiglia rispetto al fabbisogno standard, e oltre la metà di quelli in attività (54,5%) assiste più di 1.500 pazienti: una soglia considerata “limite” per garantire l’efficacia della presa in carico, ma il dato più allarmante riguarda il futuro: entro il 2027 andranno in pensione circa 7.300 medici di famiglia e i nuovi ingressi non basteranno a colmare il vuoto. Basti pensare che nel 2024 il 15% delle borse di formazione è rimasto scoperto, con punte di oltre il 40% in varie regioni.

Redazione