Sanità più equa: il DDL 989 punta a potenziare la medicina di genere nel Servizio Sanitario Nazionale
di Sofia Diletta Rodinò
Un nuovo disegno di legge approda al Senato con l’ambizione di rivoluzionare l’approccio alla cura nel nostro Paese. Parliamo del DDL 989, d’iniziativa di numerosi senatori, che mira a integrare strutturalmente la medicina di genere all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), promuovendo un approccio personalizzato e scientificamente più efficace nella prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
Cosa si intende per medicina di genere?
La medicina di genere (MdG) non si limita a distinguere tra uomini e donne, ma analizza le differenze biologiche, sociali, culturali, ambientali e comportamentali che influenzano la salute individuale. Si tratta di un paradigma medico avanzato che supera il modello neutro e si propone di adattare l’intervento sanitario alle specificità del paziente, basandosi su evidenze scientifiche. Le differenze sesso/genere hanno impatti rilevanti in molte discipline: cardiologia, oncologia, endocrinologia, neurologia, pneumologia, nefrologia, e persino nella risposta ai farmaci o ai vaccini. Ad esempio, nelle malattie cardiovascolari, gli uomini sono colpiti precocemente, mentre le donne sviluppano forme più subdole e tardive, spesso non riconosciute. Lo stesso vale per l’Alzheimer, più comune nelle donne, e il Parkinson, prevalente negli uomini.
Gli obiettivi del DDL 989
Il provvedimento stabilisce in modo dettagliato un percorso normativo multilivello per la diffusione della MdG, agendo su formazione, ricerca, governance e comunicazione. Tra le principali misure proposte:
- Integrazione nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), per garantire cure appropriate e personalizzate.
- Obbligo formativo in medicina di genere per tutti gli operatori sanitari, universitari e professionali.
- Istituzione della Rete italiana della medicina di genere, con coordinamento nazionale e regionale.
- Valutazione dell’appropriatezza sanitaria anche in base al genere nei processi di accreditamento.
- Sperimentazione clinica equa, con obbligo di rappresentanza femminile negli studi e analisi disaggregate.
- Piano di comunicazione nazionale, per promuovere consapevolezza tra cittadini e pazienti.
- Controllo e monitoraggio tramite l’Osservatorio sulla medicina di genere, già previsto dalla legge n. 3/2018.
Cure più appropriate riducono la spesa pubblica
Il testo sottolinea che una sanità più mirata comporta anche un contenimento dei costi. Cure più appropriate riducono gli errori terapeutici, le ospedalizzazioni ripetute e gli effetti avversi da farmaci, tutti aspetti con un impatto significativo sulla spesa pubblica. “Valutare i risultati disaggregati secondo indicatori specifici rappresenta un’importante fonte di informazione per orientare le migliori scelte organizzative,” si legge nel documento parlamentare.
Il ruolo delle Regioni e della ricerca
Fondamentale sarà anche il coinvolgimento degli enti regionali, chiamati ad adottare regolamenti, nominare referenti, attivare gruppi tecnici regionali e aziendali, e integrare la MdG nei programmi sanitari locali. La ricerca biomedica e clinica verrà ridefinita con criteri che valorizzino l’analisi di genere, sia in ambito accademico sia nella progettazione e finanziamento nazionale, con un ruolo chiave per il Comitato Etico Nazionale.
Il DDL 989 rappresenta una svolta epocale per la sanità pubblica italiana, con l’ambizione di trasformare la medicina da “neutra” a “personalizzata”, partendo proprio dal genere. Un cambio di paradigma che potrebbe ridurre le disuguaglianze di accesso e trattamento, migliorare gli esiti clinici e promuovere una cultura sanitaria più giusta, inclusiva e scientificamente fondata.