Dopo settimane di incertezza tornano a correre le Borse
Dopo settimane di incertezza e segnali contrastanti, le Borse tornano a correre.
Negli Stati Uniti, l’indice principale, l’S&P 500, ha superato con slancio la soglia dei 6.800 punti, spinto dai nuovi dati sull’inflazione, che mostrano un rallentamento dei prezzi.
È un segnale forte, che riaccende la fiducia e l’appetito per il rischio tra gli investitori.
Sul piano internazionale, il clima resta però teso. Donald Trump alza i toni contro Vladimir Putin, invitando gli alleati occidentali a rinunciare al petrolio russo.
La mossa scuote i mercati energetici e si ripercuote anche sui prezzi dell’oro, che scende dopo mesi di rialzi.
In Italia, invece, Piazza Affari mostra un volto diverso: corrono le società energetiche, mentre le banche rallentano.
Wall Street riparte: il segnale è chiaro
Dopo due settimane di attesa, Wall Street torna ai massimi storici.
L’indice S&P 500 — che raccoglie le 500 principali aziende americane quotate in Borsa — ha rotto l’indecisione e segna un nuovo record.
La spinta è arrivata dai dati sull’inflazione, risultati più bassi del previsto.
Questo significa che i prezzi stanno rallentando e che la Federal Reserve potrà probabilmente abbassare i tassi d’interesse due volte entro la fine dell’anno:
la prima già nei prossimi giorni,
la seconda a dicembre.
Anche il Fed Watch Tool, che misura le aspettative dei mercati sui prossimi movimenti della banca centrale, conferma questa visione:
gli investitori puntano su una Fed più morbida, disposta a ridurre il costo del denaro.
La paura che i dazi potessero far risalire i prezzi sembra per ora superata.
Dopo settimane di incertezza e ritardi nella diffusione dei dati economici, dovuti allo shutdown federale, gli operatori tornano a respirare.
Il clima è di nuovo positivo e gli indici americani riprendono la corsa.
Ora l’attenzione si concentra sulla prossima riunione della Fed e, subito dopo, sull’incontro tra Trump e Xi Jinping.
I prossimi giorni diranno se questa spinta potrà continuare.
Energia e oro, la mossa di Trump scuote i mercati
Sul fronte geopolitico, Donald Trump torna protagonista.
L’ex presidente degli Stati Uniti vuole isolare la Russia di Vladimir Putin e ha invitato gli alleati a non comprare più petrolio russo, neppure attraverso Paesi intermedi.
La reazione dei mercati è stata immediata: il WTI (West Texas Intermediate) — il petrolio americano di riferimento mondiale — è risalito con forza, sostenuto da forti volumi di scambio, segno che gli investitori si aspettano un aumento dei prezzi.
Trump ha mandato un messaggio chiaro anche a Paesi come India e Cina: chi continuerà a comprare petrolio russo rischia nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.
La Casa Bianca non vuole dare l’immagine di un governo che subisce le mosse di Mosca.
Diverso il comportamento dell’oro, che dopo aver sfiorato i 4.000 dollari l’oncia ha iniziato a scendere.
Il metallo prezioso resta un bene rifugio, ma in questa fase mostra cautela.
Tutto lascia pensare che molti investitori stiano tornando a puntare sulle azioni, piuttosto che rifugiarsi nei beni più “sicuri” come l’oro.
Piazza Affari cambia volto: vola l’energia, rallentano le banche
A Milano la situazione è più calma, ma il cambiamento è evidente.
L’indice FTSE MIB, che rappresenta le 40 principali aziende italiane quotate, resta stabile, ma si nota un chiaro spostamento di interessi tra i settori.
Le utilities — società che forniscono servizi essenziali come energia, gas e acqua — stanno guadagnando terreno grazie al calo dei tassi d’interesse, che riduce i costi dei loro debiti.
Inoltre, gli investitori stanno tornando a privilegiare i settori difensivi, quelli che si mantengono stabili anche nei momenti difficili dell’economia.
Le banche, invece, rallentano dopo mesi di forti guadagni.
Anche il cosiddetto “risiko bancario”, cioè fusioni e acquisizioni tra istituti di credito, si è fatto meno vivace.
Il confronto è netto: Italgas e A2A toccano nuovi massimi, mentre UniCredit e Monte dei Paschi di Siena (MPS) cedono terreno.
È un vero passaggio di testimone che ridisegna le gerarchie della Borsa italiana, almeno nel breve periodo.
Il mercato mostra ancora una volta la sua natura camaleontica: cambia pelle rapidamente, adattandosi al nuovo scenario fatto di tassi in calo e ricerca di stabilità.
Fiducia ritrovata, ma cautela d’obbligo
Dagli Stati Uniti all’Europa, i mercati stanno ritrovando fiducia.
Il rallentamento dell’inflazione e la prospettiva di tassi più bassi hanno riacceso l’entusiasmo degli investitori.
Ma lo scenario resta fragile: la politica internazionale, le tensioni energetiche e le mosse delle banche centrali continueranno a dettare il ritmo.
Per ora, però, il messaggio è chiaro: la paura lascia spazio alla speranza.