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RISIKO BANCARIO: POSTI DI LAVORO A RISCHIO CON LE FUSIONI

 
RISIKO BANCARIO: POSTI DI LAVORO A RISCHIO CON LE FUSIONI

Profitti stellari e fusioni record, ma l'ombra dei licenziamenti si allunga su oltre 100.000 lavoratori. Il settore bancario italiano è in pieno fermento, animato dal cosiddetto "risiko" delle fusioni e acquisizioniPosti di lavoro a rischio

di Luca Lippi

Sebbene molte di queste complesse operazioni – che vedono protagonisti colossi come Unicredit, Banco BPM, Mediobanca e BPER – debbano ancora superare il vaglio cruciale di investitori, enti regolatori e potenziali interventi statali, questo dinamismo poggia su una base solida: i profitti record accumulati dagli istituti di credito. Questa eccezionale redditività è figlia diretta della politica monetaria restrittiva della Banca Centrale Europea (BCE) che, a partire dal 2023, ha innalzato i tassi d'interesse. Tale mossa, presentata come argine all'inflazione galoppante (esacerbata dalle tensioni internazionali e dal conflitto russo-ucraino), ha avuto un impatto diretto e massiccio sui bilanci bancari. Un trend di ricavi che, proseguendo la crescita del 2024, ha visto le dieci principali banche italiane raggiungere complessivamente i 64 miliardi di euro.

Le banche hanno infatti prontamente aumentato i tassi attivi sui prestiti concessi a famiglie e imprese, senza però adeguare con la stessa rapidità e proporzione quelli passivi riconosciuti sui depositi dei risparmiatori. Il risultato? Extraprofitti significativi, spesso generati a scapito del potere d'acquisto dei cittadini.

BANCHE RICCHE, LAVORATORI A RISCHIO

Ma dietro questa facciata di prosperità finanziaria si cela un'ombra inquietante e sempre più densa: la potenziale perdita di migliaia di posti di lavoro. Mentre gli istituti celebrano bilanci floridi, il vero prezzo di questa imponente trasformazione finanziaria rischia di essere pagato dai dipendenti, cuore pulsante del sistema. La Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI), il principale sindacato di categoria, lancia da tempo un grido d'allarme che risuona con crescente urgenza: ben 103.000 lavoratori del settore rischiano di essere travolti dalle grandi manovre di consolidamento. La preoccupazione fondamentale è che la "concentrazione" derivante dalle fusioni si traduca, come tristemente insegna il passato, in dolorosi tagli al personale e nella chiusura massiccia di filiali, con un impatto devastante sull'occupazione e sui servizi territoriali.

DAL PASSATO OGNI FUSIONE È STATA UN TAGLIO AI POSTI DI LAVORO

I dati storici sono impietosi e tracciano un solco profondo: nel 2019, il settore bancario italiano contava 280.000 dipendenti. A seguito delle operazioni di fusione e acquisizione realizzate tra il 2020 e il 2022, il numero dei lavoratori è crollato a 260.000: una perdita secca di 20.000 posti di lavoro. Gigantesche operazioni come l'acquisizione di UBI da parte di Intesa Sanpaolo (che coinvolse oltre 90.000 lavoratori) o quella di Carige da parte di BPER (oltre 23.000 dipendenti) hanno già drammaticamente dimostrato come le cosiddette "sinergie" e "razionalizzazioni dei costi" si traducano, in ultima analisi, in esuberi.

PROSSIMO ORIZZONTE OCCUPAZIONALE

Oggi, lo scenario è ancora più critico. Le cinque grandi offerte di scambio attualmente sul tavolo (tra cui spiccano Unicredit-Banco Bpm, Banco Bpm-Anima, Bper-Popolare di Sondrio, Mps-Mediobanca e Ifis- Illimity) pongono sotto pressione diretta oltre 102.700 lavoratori: stiamo parlando di più di un dipendente su tre dell'intero settore bancario nazionale. A complicare ulteriormente il quadro, si aggiunge l'impatto dirompente della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale. Come sottolineato dai sindacati, queste tecnologie, se non governate con attenzione alle ricadute sociali, sono destinate ad accelerare ulteriormente la riorganizzazione del lavoro e, di conseguenza, la potenziale contrazione del personale.

In sintesi, mentre le banche italiane brindano a una stagione di utili senza precedenti, per decine di migliaia di loro dipendenti il futuro è appeso a un filo. Il "risiko bancario" non è solo una partita finanziaria giocata ai piani alti, ma una dinamica che rischia di ridisegnare drammaticamente il panorama occupazionale del credito, lasciando sul campo un pesante tributo in termini di posti di lavoro e di stabilità sociale (oltre il fatto che non se ne comprende l’esigenza).