Il commento di Confcommercio ai dati Istat
I
dati diffusi dall’Istat sulla produzione industriale di luglio 2025
evidenziano un miglioramento del quadro congiunturale e tendenziale, ma
il vero punto di attenzione arriva dal mondo delle imprese. Secondo
Confcommercio, il ritorno in territorio positivo rappresenta un segnale
che, seppur fragile, testimonia la vitalità del sistema produttivo
italiano.
Il
direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato come
“seppure con estrema prudenza, non si possono non guardare con favore i
segnali che emergono. Le dinamiche osservate hanno permesso di
registrare una crescita annua dello 0,9% al netto degli effetti di
calendario, elemento che testimonia la capacità di reazione delle
imprese”.
Confcommercio
rileva inoltre un aspetto decisivo: “La crescita è stata guidata dalla
componente non energetica, fattore che, al netto della ricostituzione
delle scorte, sembra suggerire attese di un miglioramento della domanda.
In particolare – ha aggiunto Bella – i beni di consumo hanno mostrato
variazioni positive e significative, e se queste tendenze saranno
confermate, potranno favorire una crescita del PIL nel 2026 vicina
all’1%”.
I numeri dell’Istat: crescita moderata ma diffusa
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+0,4% produzione industriale rispetto a giugno 2025
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+0,7% rispetto a luglio 2024
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+0,2% nel trimestre maggio-luglio
Dettaglio settoriale
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Energia: -7,8% mensile, -5,2% annuo (comparto più debole).
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Beni di consumo: +2,1% mensile, +3% annuo.
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Beni strumentali: +1,6% mensile, +2,8% annuo.
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Beni intermedi: +0,7% mensile, +0,3% annuo.
Performance migliori
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Fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati: +10,8%.
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Produzione di computer ed elettronica: +6,4%.
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Alimentare, bevande e tabacco: +5,7%.
Settori in calo
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Fornitura di energia elettrica, gas e vapore: -9,4%.
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Prodotti chimici: -2,7%.
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Gomma e materie plastiche: -1,6%.
Segnale per la domanda interna
La
lettura fornita da Confcommercio invita a considerare la dinamica dei
beni di consumo come un indicatore della domanda interna. Il fatto che
la crescita sia stata trainata da questo comparto, insieme a quello dei
beni strumentali, suggerisce che non si tratti solo di un rimbalzo
tecnico, ma di un possibile rafforzamento dei consumi e degli
investimenti.
Secondo
l’associazione, questo elemento assume particolare rilevanza in un
contesto in cui la politica economica si prepara alle scelte della
prossima legge di bilancio. Se la ripresa dei consumi dovesse
consolidarsi, l’industria potrebbe fornire un contributo importante per
sostenere la crescita complessiva del Paese.
Le prospettive per il 2026
Il
quadro delineato da Confcommercio si colloca in un contesto
internazionale complesso, segnato da tensioni geopolitiche e da una
forte volatilità dei prezzi energetici. Nonostante ciò, l’associazione
intravede la possibilità di un contributo positivo dell’industria alla
crescita del prossimo anno, con una stima che potrebbe avvicinare
l’Italia a un +1% nel 2026.
Per
raggiungere questo obiettivo sarà tuttavia necessario consolidare i
segnali positivi dei settori manifatturieri e rafforzare la capacità
competitiva delle imprese. La debolezza del comparto energetico, che
continua a trascinare al ribasso l’indice generale, rappresenta invece
il principale punto critico da affrontare con politiche di medio periodo
legate a sostenibilità, investimenti e diversificazione delle fonti.