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Protocollo per la prevenzione oncologica nelle carceri del Lazio: un’alleanza istituzionale per il diritto alla salute

 
Protocollo per la prevenzione oncologica nelle carceri del Lazio: un’alleanza istituzionale per il diritto alla salute

Firmato oggi a Roma il nuovo protocollo d’intesa tra Regione Lazio, PRAP, IISMAS e i principali attori sanitari regionali per garantire la prevenzione oncologica negli istituti penitenziari carceri

Katrin Bove

Un’intesa che segna un passo fondamentale nella promozione della salute pubblica: è stato firmato oggi il protocollo di prevenzione oncologica nelle carceri del Lazio, frutto di un lavoro sinergico tra Regione Lazio, PRAP Lazio-Abruzzo-Molise, IISMAS – Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali e il Garante delle persone private della libertà personale. Un progetto ambizioso, che mette al centro il diritto alla salute delle persone detenute e del personale penitenziario, in un’ottica inclusiva e costituzionalmente orientata.

Una sanità che non esclude

«Dare un segnale forte all’interno dell’istituzione penitenziaria è stato il nostro obiettivo fin dall’inizio», ha dichiarato il Vicepresidente della Regione Lazio Cangemi, ringraziando il Presidente Francesco Rocca e l’Assessore Schiboni per il sostegno convinto al progetto. «Questo protocollo – ha aggiunto – rappresenta un’azione concreta e strutturale per affermare il principio che la salute è un diritto di tutti, senza distinzioni». L’Assessore Schiboni ha sottolineato come «il contesto penitenziario presenti criticità rilevanti, dal sovraffollamento all’elevata età media dei detenuti, fino alla carenza di personale sanitario». In questo scenario, rafforzare la prevenzione oncologica significa agire contro le disuguaglianze di salute e rendere effettivi i diritti sanciti dagli articoli 3, 27 e 32 della Costituzione italiana.

Salute e dignità per tutte le persone

Il Professor Aldo Morrone, direttore scientifico dell’IISMAS e coordinatore tecnico del progetto, ha evidenziato come le condizioni sanitarie nelle carceri siano spesso compromesse da fattori di rischio elevati (fumo, cattiva alimentazione, stress cronico) e da un accesso limitato a diagnosi precoci e cure tempestive. «Questo protocollo – ha spiegato – non è solo un atto sanitario, ma un’azione etica e sociale, che restituisce dignità alle persone e rafforza il tessuto civile della nostra comunità».

Screening mirati e accesso facilitato

Il progetto prevede screening oncologici su larga scala, incontri di sensibilizzazione, corsi di formazione e l’impiego di unità mobili sanitarie nei 14 istituti penitenziari del Lazio. Un focus particolare sarà dedicato alle strutture femminili, come Rebibbia, e al personale penitenziario, anch’esso spesso esposto a rischi legati al contesto lavorativo. Il protocollo, attivo per il triennio 2025-2027, coinvolgerà anche il Terzo Settore e punta a divenire un modello nazionale di sanità inclusiva e preventiva all’interno del sistema penitenziario. Il Provveditore Giacinto Siciliano ha parlato di «una macchina organizzativa che si è mossa con grande rapidità, perché tutti abbiamo condiviso l’urgenza e il valore di questo intervento».

Un investimento sulla comunità

A chiudere l’incontro, un messaggio chiaro: «Ogni detenuto è un cittadino con pieni diritti – ha ricordato Morrone e ogni intervento in carcere è un investimento per l’intera collettività. Restituire salute e dignità a chi vive ai margini rafforza il senso di giustizia e umanità del nostro sistema».

Per approfondire: garantedetenutilazio.it