Sovraffollamento, norme repressive e disuguaglianze strutturali aggravano la crisi. Il XXI Rapporto denuncia: “Il carcere rischia l’implosione”
di Katrin Bove
Il carcere italiano è in apnea. È questa l’immagine drammatica che emerge dal XXI Rapporto dell’Associazione Antigone, intitolato “Senza respiro”. Un’indagine approfondita e documentata, frutto di oltre 100 visite nelle carceri italiane nel corso del 2024, che fotografa un sistema al collasso.
Numeri fuori controllo: sovraffollamento al 133%
Secondo il rapporto, la popolazione detenuta ha raggiunto le 62.445 unità, a fronte di una capienza regolamentare di appena 46.780 posti. Il tasso di affollamento reale è del 133%, ma in alcune strutture, come San Vittore a Milano o il carcere di Foggia, si sfonda la soglia del 200%.
La situazione è aggravata dalla carenza di personale, da condizioni igienico-sanitarie precarie e da politiche progressivamente punitive.
Il Decreto Sicurezza e la deriva penale
Antigone punta il dito contro la conversione in legge del Decreto Sicurezza (aprile 2025), che ha introdotto il reato di “rivolta penitenziaria”, punendo anche la resistenza passiva. Secondo le stime dell’associazione, si rischiano oltre 24.000 anni aggiuntivi di carcere per comportamenti che rientrano nella libertà di protesta. In poche settimane, 80 detenuti sono stati già colpiti da nuove accuse.
Il presidente Patrizio Gonnella lancia l’allarme: “Senza un’alleanza costituzionale ispirata all’art. 27, il carcere imploderà”.
Costi fuori scala e soluzioni inefficaci
La risposta dello Stato? Moduli prefabbricati da 32 milioni di euro, che già nascono sovraffollati, con appena 5 mq per detenuto, sotto i limiti imposti dal diritto europeo.
Secondo Antigone, costruire nuovi istituti non è la soluzione: per contenere l’attuale trend servirebbero sei carceri all’anno, con una spesa di almeno 180 milioni annui, esclusi i costi del personale.
I numeri della disuguaglianza
- 51% dei detenuti con sentenza definitiva ha meno di 3 anni da scontare, ma raramente accede a misure alternative.
- 1.300 detenuti hanno pene inferiori a un anno, molti privi di difesa tecnica.
- Le donne detenute rappresentano il 4,3%, spesso recluse in sezioni isolate all’interno di carceri maschili, escluse da attività educative.
- Le detenzioni minorili sono in aumento: 611 ragazzi in 17 Istituti, 9 dei quali sovraffollati. Diffuso l’uso di psicofarmaci e la mancanza di veri percorsi rieducativi.
- Le donne trans sono ancora recluse in carceri maschili, spesso in isolamento.
Allarme privatizzazione
Il rapporto segnala una privatizzazione strisciante del sistema penitenziario: in Emilia Romagna e Campania compaiono le prime strutture “educanti” affidate a soggetti privati, con dubbi su trasparenza, criteri di selezione e valori trasmessi.
Le proposte di Antigone
- Atto di clemenza generalizzato per chi ha meno di 2 anni da scontare.
- Provvedimenti collettivi di grazia e misure alternative.
- Divieto di nuove carcerazioni in assenza di posti regolamentari.
Antigone chiede un ritorno allo spirito costituzionale: il carcere deve essere rieducativo, non repressivo. Ignorare la crisi significherebbe accettare l’implosione del sistema.