Il report “Ageing Populations, Their Fiscal Implications and Policy Responses” lancia l’allarme: entro il 2060 la popolazione anziana in Italia raddoppierà e la spesa per pensioni, sanità e assistenza a lungo termine rischia di diventare insostenibile senza riforme strutturali.
L’invecchiamento della popolazione non è più una prospettiva futura: è una realtà che sta ridisegnando economie, società e sistemi di welfare. Il nuovo rapporto dell’OCSE “Ageing Populations, Their Fiscal Implications and Policy Responses”, pubblicato nel 2025 dal Centro OCSE di Creta sulla Dinamica Demografica, fotografa un mondo in rapido mutamento, dove la longevità – pur essendo una conquista – pone sfide crescenti alla sostenibilità delle finanze pubbliche.
L’Italia, insieme a Giappone, Corea e Spagna, è tra i Paesi più esposti. Con un tasso di dipendenza degli anziani (over 65 rispetto alla popolazione in età lavorativa) destinato a passare dal 33% del 2022 a quasi l’80% nel 2060, il nostro Paese si trova ad affrontare una delle transizioni demografiche più rapide e profonde al mondo.
L’età dell’argento: longevità in crescita e meno lavoratori
Secondo l’OCSE, l’aumento dell’aspettativa di vita e il calo della natalità sono i due motori principali del fenomeno. La quota di popolazione con più di 65 anni, nei Paesi avanzati, ha più che raddoppiato dal 1960, arrivando al 18%, e supererà il 30% entro metà secolo. Quella degli over 80 crescerà di due volte e mezzo, incidendo in modo diretto sulla spesa sanitaria e sull’assistenza a lungo termine.
Nel frattempo, la popolazione in età lavorativa (20-64 anni) diminuirà drasticamente, restringendo la base contributiva e aumentando la pressione sui sistemi pensionistici e di welfare. In Italia, questo scenario si intreccia con una produttività stagnante e con uno dei debiti pubblici più alti d’Europa, rendendo la sfida ancora più complessa.
Pensioni, sanità e long-term care: le tre voci critiche
Secondo il rapporto, l’invecchiamento agisce come un moltiplicatore dei costi pubblici in tre aree chiave: pensioni, sanità e long-term care (LTC), l’assistenza a lungo termine per gli anziani non autosufficienti.
    - 
    Pensioni: la spesa pubblica per le pensioni, già tra le più elevate del PIL nei Paesi OCSE, è destinata a crescere senza un riallineamento dell’età effettiva di pensionamento con l’aumento della vita media. 
- 
    Sanità: l’invecchiamento non è l’unico fattore che fa aumentare la spesa sanitaria, ma ne è un amplificatore. Secondo l’OCSE, “non è l’età in sé a determinare i costi, quanto il fatto che la maggior parte della spesa sanitaria si concentra negli ultimi anni di vita”. Tuttavia, se i guadagni di longevità non si tradurranno in anni vissuti in buona salute, la pressione sui bilanci sanitari diventerà insostenibile. 
- 
    Assistenza a lungo termine: è l’ambito più critico. Le stime OCSE indicano che la spesa pubblica per la LTC crescerà fino al 2,3% del PIL entro il 2040, con un aumento medio reale del 4% l’anno. In Italia, i costi dell’assistenza domiciliare per gravi necessità sono circa sette volte il reddito mediano di un anziano, rendendo l’accesso a questi servizi impossibile senza sostegno pubblico. 
Il nostro Paese, come evidenzia il rapporto, si affida in gran parte a sussidi in denaro piuttosto che a un sistema strutturato di servizi territoriali o assicurazioni sociali, rendendo la copertura frammentata e spesso iniqua.
Le raccomandazioni OCSE: un piano di riforme per la sostenibilità
L’OCSE invita i governi a muoversi su più fronti per evitare che l’invecchiamento diventi una “bomba fiscale”. Per l’Italia, le priorità sono cinque:
    - 
    Promuovere un invecchiamento in salute, investendo in prevenzione, stili di vita attivi e medicina territoriale. Secondo le stime, politiche efficaci potrebbero ridurre la spesa sanitaria pubblica dello 0,4% del PIL entro il 2040. 
- 
    Riformare il sistema pensionistico, innalzando gradualmente l’età effettiva di uscita dal lavoro e disincentivando i percorsi di pensionamento anticipato. 
- 
    Potenziare l’assistenza a lungo termine, integrando sanità e sociale, formando nuovi operatori e garantendo un sistema di copertura universale, equo e sostenibile. 
- 
    Favorire l’occupazione degli over 55, eliminando barriere come il pensionamento obbligatorio e incentivando la formazione continua per l’aggiornamento delle competenze. 
- 
    Allargare le basi fiscali, razionalizzando le agevolazioni IVA e valutando forme di tassazione patrimoniale o successoria con minore impatto sulla crescita. 
Crescita, lavoro e innovazione come chiavi di equilibrio
Il documento OCSE sottolinea che la longevità può anche essere una risorsa, se accompagnata da politiche attive del lavoro e da investimenti in innovazione. L’automazione e le tecnologie salva-lavoro – già diffuse in Paesi come Giappone e Corea – possono mitigare gli effetti della scarsità di manodopera e sostenere la produttività.
Inoltre, l’OCSE invita a rivalutare il ruolo dell’immigrazione qualificata e delle politiche familiari (asili, congedi parentali, sostegno alla natalità) per riequilibrare, nel medio periodo, la piramide demografica.
Un’urgenza non più rimandabile
Il messaggio del report è chiaro: “L’invecchiamento non è una sfida del futuro, ma una realtà che sta già modellando le nostre economie”. Per l’Italia, il tempo delle scelte è ora. Riforme coordinate e coraggiose – in ambito sanitario, previdenziale e fiscale – saranno decisive per evitare che la longevità, da conquista sociale, si trasformi in un peso insostenibile per le generazioni future.