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Restituzioni 2025,il Lazio riscopre il suo patrimonio. Dall’antico al contemporaneo, un viaggio tra capolavori rinati

 
Restituzioni 2025,il Lazio riscopre il suo patrimonio. Dall’antico al contemporaneo, un viaggio tra capolavori rinati
Redazione

La XX edizione del programma “Restituzioni”, promosso da Intesa Sanpaolo, restituisce nuova vita a opere d’arte straordinarie del Lazio: dall’avorio gotico della “Madonna del Fiore” di Rieti al “Requiescat” di Pino Pascali, fino ai capolavori di Lanfranco, Giulio Romano e Carena.

Nel cuore del Lazio torna a splendere la storia dell’arte. Con la XX edizione del programma “Restituzioni”, il progetto promosso da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Ministero della Cultura, la regione si conferma uno scrigno di tesori senza tempo, dove il passato e il presente dialogano in una narrazione che unisce fede, estetica e innovazione.

Dalla Madonna del Fiore di Rieti al Trono Barberini di Palestrina, dalle raffinate teste marmoree della Galleria Corsini al drammatico “Giuseppe e la moglie di Putifarre” di Giovanni Lanfranco fino al contemporaneo “Requiescat” di Pino Pascali, le opere restaurate raccontano la straordinaria ricchezza culturale del territorio laziale e la sua centralità nel panorama artistico italiano.

Una Madonna di avorio e devozione: la “Madonna del Fiore”

La rinascita parte da una piccola grande meraviglia: la Madonna con il Bambino, o “Madonna del Fiore”, scultura in avorio del XIII secolo proveniente da Lugnano, nel reatino. L’opera, simbolo di protezione e speranza, è stata riportata alla luce dopo un delicato restauro che ne ha svelato le dorature e la policromia originarie, restituendo al culto popolare una figura che, ancora oggi, accompagna le processioni dei fedeli nella chiesa di Santa Maria in Categne.

Il restauro ha permesso di recuperare la superficie intagliata, nascosta da secoli di polvere e devozione, facendo riaffiorare un capolavoro che coniuga spiritualità e arte gotica, in linea con il fervore mariano promosso dalla dinastia angioina nel Regno di Napoli.

Roma barocca: dal Collegio Clementino alla Galleria Borghese

A Roma, il progetto “Restituzioni” ha riportato in vita due tesori del Seicento: un frammento d’affresco di Ludovico Antonio David, proveniente dal Pontificio Collegio Clementino demolito nel 1936, e il celebre “Giuseppe e la moglie di Putifarre” di Giovanni Lanfranco, conservato alla Galleria Borghese.

Nel primo caso, il ritrovamento del 2023 ha permesso di riscoprire un affresco perduto che decorava la cappella dell’Assunta progettata da Carlo Fontana, allievo di Bernini. Il restauro ha restituito dignità al lavoro di un artista colto e inquieto, che fuse luce correggesca e teatralità barocca.

Il dipinto di Lanfranco, invece, grazie alle indagini scientifiche, ha recuperato l’intensità luminosa e la tensione drammatica originarie, rivelando la straordinaria capacità dell’artista di fondere realismo caravaggesco e armonia classica.

 Tra Messico e Roma: i paramenti di piume della Vallicella

Tra le opere più sorprendenti, spicca il “Parato verde” della chiesa di Santa Maria in Vallicella, realizzato in Messico nel XVIII secolo con piume di uccelli tropicali dai mosaicisti amantecas. Un esempio unico di arte sacra globale, dove la tradizione azteca si fonde con il culto cattolico.

Prodotti per la congregazione fondata da san Filippo Neri, questi paramenti liturgici testimoniano il dialogo tra culture e la forza evangelizzatrice dell’arte, rendendo Roma un centro di incontro tra mondi e civiltà.

L’eleganza del tempo: abiti Charleston e moda d’autore

Non solo arte sacra. Il progetto tocca anche il Novecento con i due abiti Charleston della Casa Museo Boncompagni Ludovisi, raffinati esempi della moda tra le due guerre. Donati dalla giornalista Maria Vittoria Caruso Alfonsi, gli abiti – attribuiti ai modelli di Vionnet e Poiret – incarnano la femminilità ritrovata degli anni Venti, tra perline, chiffon e storie di mondanità romana.

 Tesori antichi e simboli identitari

Tra le opere di maggiore impatto storico si distingue il Trono Barberini, capolavoro bronzeo del VII secolo a.C., oggi al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Le sue superfici restaurate restituiscono la raffinatezza dell’arte prenestina, simbolo del Lazio preromano e delle sue relazioni culturali con l’intero Mediterraneo.

Accanto a esso, le sei teste marmoree della Galleria Corsini raccontano secoli di storia collezionistica, dal classicismo imperiale alle repliche settecentesche, fino ai reimpieghi ottocenteschi, in un dialogo tra antico, imitazione e reinterpretazione.

 Dall’arte moderna a quella contemporanea: Pascali, Carena e Cavalli

Con il “Requiescat” di Pino Pascali, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, il Novecento rinasce attraverso la sperimentazione materica e concettuale. L’opera – monumento funebre simbolico e performance provocatoria – ritorna oggi nella sua integrità e potenza espressiva, testimone dell’avanguardia italiana degli anni Sessanta.

Nel borgo di Anticoli Corrado, infine, i restauri restituiscono luce a capolavori di Felice Carena, Emanuele Cavalli, Giulio Aristide Sartorio e Angelo Zanelli, che trasformarono questo piccolo centro in un laboratorio d’arte e modernità.

Restituire la memoria per costruire futuro

“Restituzioni 2025” conferma il ruolo del Lazio come crocevia della storia artistica italiana, dove ogni epoca trova voce: dall’avorio medievale alle avanguardie contemporanee. Un patrimonio restituito alla collettività, frutto di una sinergia virtuosa tra istituzioni, musei e restauratori, che rinnova la missione del progetto avviato da Intesa Sanpaolo oltre trent’anni fa.

Oggi, grazie a queste restituzioni, il Lazio ritrova la sua identità visiva e spirituale, offrendo al pubblico un viaggio unico attraverso duemila anni di bellezza.