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Risparmi italiani: oltre 2.200 miliardi di euro fermi

 
Risparmi italiani: oltre 2.200 miliardi di euro fermi

Gli italiani sono tra i più prudenti d’Europa: a fine 2024 hanno accumulato 2.211 miliardi di euro di risparmi, pari a 37.525 euro pro-capite, ma investono ancora poco, troppo poco, rispetto al potenziale

È quanto emerge da uno studio di Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) e Withub su dati Banca d’Italia e Istat, presentato durante l’evento “Il piano UE per investire i risparmi degli europei nelle aziende europee”, organizzato da Connact, piattaforma che mette in connessione istituzioni e privati, con il supporto del Parlamento europeo.

La mappa dei risparmi italiani

I dati evidenziano una vera e propria geografia della ricchezza: dei 2.211 miliardi totali, 1.131 miliardi sono depositi bancari e 1.079 miliardi sono investimenti in titoli, fondi e azioni.

Analizzando solo i depositi bancari, le province italiane più “ricche” sono:

  • Bolzano (29.692 euro pro-capite),
  • Milano (26.989 euro),
  • Piacenza (26.869 euro).

In coda, troviamo:

  • Siracusa (10.711 euro),
  • Trapani (10.580 euro),
  • Crotone (9.322 euro).

Se allarghiamo lo sguardo ai risparmi complessivi (depositi + investimenti), il podio cambia:

  • Milano prima (71.671 euro pro-capite),
  • Biella seconda (61.711 euro),
  • Modena terza (57.238 euro).

Anche al Sud si registrano segnali positivi: gli investimenti sono cresciuti del 39,8% rispetto al 2022, segno che qualcosa si muove, anche se con ritmi ancora troppo lenti.

Europa vs Stati Uniti: troppi risparmi fermi, pochi rischi

Secondo il Centro Studi del Circolo Esperia, il risparmio europeo è enorme: 9,5 trilioni di euro, tre volte quello degli USA, con un tasso di risparmio del 15% (contro il 5% americano). Ma c’è un problema: solo il 31% di questi risparmi è investito in azioni e fondi, e spesso il capitale viene dirottato fuori dall’Europa, soprattutto verso il mercato statunitense. Negli USA, le società di private equity gestiscono 12,8 trilioni di dollari, generando 12 milioni di posti di lavoro e contribuendo al 6,5% del Pil americano (1,4 trilioni di dollari). Se in Europa si destinasse anche solo metà dei depositi a investimenti di private equity e venture capital, si potrebbero creare milioni di posti di lavoro e generare almeno 500 miliardi di euro aggiuntivi di Pil.

Ignace Gustave Bikoula, Responsabile Affari Normativi e Rapporti con l’Ue di Federcasse, ha evidenziato: “Veniamo da più di 15 anni di politiche pubbliche europee in materia di banca e finanza incentrate sulla necessità di ridurre i rischi. Oggi, tuttavia, le nostre società hanno bisogno di assumerli di nuovo, per il nostro futuro comune. Questo vuol dire fare delle scelte di investimento, se vogliamo alti rendimenti in termini di transizioni di successo, coesione sociale rafforzata, competitività e resilienza. La Commissione Ue, nel rivedere la strategia industriale, ha individuato 14 ecosistemi industriali importanti, tra cui quello di prossimità. Le Banche di Credito Cooperativo, per missione, storia e caratteristiche, appartengono proprio a questo ecosistema di prossimità, cioè l’economia sociale.

L’Unione europea, dunque, non ha solo bisogno di grandi gruppi finanziari globali, ma anche di realtà medio-piccole, con radicamento locale e regionale, capaci proprio di supportare efficacemente l’economia sociale”.

Come sbloccare il potenziale economico europeo

All’evento Connact, patrocinato da Commissione Europea, Ministero dell’Economia e delle Finanze, ENEA, Regioni italiane e importanti player come Assonime, Federcasse, Generali e Intesa Sanpaolo, si è discusso di come sbloccare il potenziale economico europeo.

Maria Luisa Gota, Responsabile Divisione Asset Management di Intesa Sanpaolo e AD di Eurizon Capital SGR, ha dichiarato:

È importante indirizzare il risparmio fermo sui conti correnti verso investimenti produttivi, convogliando le risorse a vantaggio della crescita dei mercati europei. Dobbiamo aiutare i risparmiatori a sviluppare la propensione all’investimento e allungare l’orizzonte temporale, per cogliere le opportunità di rendimento sui mercati. Anche in un’ottica di integrazione della forma pensionistica pubblica di fronte a un costante incremento della speranza di vita che, insieme a un calo demografico, sta mettendo in difficoltà i sistemi di welfare. Sono necessari interventi per aumentare la partecipazione alla previdenza complementare e facilitare l’accesso all’investimento di lungo termine”.

Fabio Marchetti, Group Head of International Public Affairs e Regulatory Advocacy di Generali, ha aggiunto:

Incrementare la fiducia nell’investimento finanziario e mobilitare i risparmi oggi detenuti sotto forma di liquidità e depositi sarà sempre più strategico a supporto dell’economia reale e della competitività. Per raggiungere questo obiettivo, il quadro normativo dovrà evolversi nella direzione di una maggiore omogeneità tra i mercati, semplificazione e trasparenza, nonché promuovendo incentivi a supporto degli investimenti retail a lungo termine. In parallelo, rafforzare il pilastro dell’educazione e della cultura finanziaria, a partire dalle generazioni più giovani, che dovranno assumersi responsabilità di pianificazione pensionistica superiori alle precedenti e far fronte a nuove sfide, legate per esempio al clima in transizione e il suo impatto su economie e comunità”.

Stefano Firpo, Direttore Generale di Assonime, ha sottolineato:

Canalizzare il nostro cospicuo risparmio verso investimenti produttivi implica fare importanti scelte di policy. Scelte che riguardano il rilancio della nostra Borsa con una riforma del TUF che sappia rendere più attrattiva la quotazione, che riguardano la competitività dell’industria del risparmio gestito, che riguardano la fiscalità sull’allocazione del nostro risparmio oggi fortemente sbilanciata sui titoli di Stato, che riguardano l’industria dei fondi pensione troppo piccola e frammentata. Scelte di policy che interessano anche l’Europa e l’urgenza di costruire una Capital Markets Union degna di questo nome”.

Sbloccare le risorse e investire nell'economia reale

L’Europa ha il potenziale per trasformare i risparmi fermi in motore di crescita economica, ma serve un cambio di mentalità e di policy: meno paura del rischio, più fiducia nei mercati, più cultura finanziaria. Come ha ricordato l’evento Connact, il futuro della competitività europea passa dalla capacità di sbloccare queste risorse e investirle nell’economia reale.

Annachiara Albanese