La Commissione europea intende promuovere i regimi pensionistici complementari, aziendali o individuali, a integrazione delle pensioni statali. A tal fine, raccomanda agli Stati membri di fornire informazioni sulla copertura dei propri sistemi e di includere automaticamente i lavoratori nei regimi pensionistici volontari.
Pensioni: la Commissione Ue promuove i regimi complementari
L'idea non è quella di sostituire le pensioni statali, ma di integrare le prestazioni che "in molti casi potrebbero non essere sufficienti a mantenere standard di vita adeguati, soprattutto tra le persone vulnerabili e le donne", ha spiegato la Commissione europea.
"Le pensioni statali rimarranno la spina dorsale, ma quando si combina una lunga aspettativa di vita con l'aumento di forme di impiego flessibili e non standardizzate, è necessario pensare a come aumentare le opportunità per i cittadini di integrare la propria pensione", ha affermato la Commissaria europea per i servizi finanziari, Maria Luís Albuquerque.
Attualmente, solo il 20% degli europei partecipa a un piano pensionistico aziendale e il 18% ha un piano personale, sottolinea Bruxelles, che ritiene che dare impulso a questo settore ridurrebbe il rischio che i cittadini vedano diminuire il proprio reddito e, allo stesso tempo, favorirebbe l'ambiente degli investimenti dell'UE mobilitando più risparmi.
Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione cerca di stimolare sia la domanda che l'offerta di questo tipo di prodotti finanziari.
Da un lato, raccomanda agli Stati membri – che hanno la maggioranza dei poteri in questo ambito – di attuare sistemi di affiliazione automatica dei lavoratori a regimi pensionistici complementari , dai quali potrebbero eventualmente rinunciare.
Secondo la Commissione, questo meccanismo contribuirebbe ad affrontare la scarsa partecipazione a questi piani pensionistici, spesso dovuta a una scarsa consapevolezza o alla tendenza a rinviare le decisioni in materia di pensionamento, e ha già dato buoni risultati in Paesi come il Regno Unito e la Nuova Zelanda.
Bruxelles esorta inoltre i 27 Paesi dell'Unione a creare sistemi gratuiti di "monitoraggio" delle pensioni che informino i cittadini sui loro diritti e sugli importi che possono aspettarsi una volta raggiunta l'età pensionabile, idealmente mostrando anche quanto riceverebbero dai loro piani pensionistici privati o aziendali.
Un altro suggerimento riguarda la creazione di piattaforme con indicatori sui loro sistemi pensionistici nazionali, con dati quali copertura, contributi, reddito in diversi gruppi di popolazione o costi fiscali, che verrebbero poi aggregati per creare un panel europeo al fine di contribuire alla progettazione di politiche o riforme.
Bruxelles riconosce che esistono differenze significative tra i 27 Stati membri (alcuni richiedono piani pensionistici privati, mentre altri si affidano maggiormente ai sistemi pubblici) e insiste sul fatto che le competenze delle parti sociali saranno rispettate, ma sottolinea che in generale queste misure migliorerebbero la trasparenza e darebbero agli europei più strumenti per decidere se investire in pensioni integrative.
D'altro canto, la Commissione europea propone di modificare il regolamento sui cosiddetti prodotti pensionistici paneuropei (PEPP), che l'UE ha lanciato nel 2019 ma che hanno avuto scarsa accettazione sul mercato, tra le altre ragioni dovute alla loro complessità, alle restrizioni sui costi e sugli investimenti autorizzati o alla mancanza di un trattamento fiscale favorevole, secondo un'analisi comunitaria.
Per alleviare questi problemi, propone di creare due categorie: un piano "base" i cui investimenti sarebbero quasi esclusivamente (95%) in prodotti "semplici" come azioni, fondi negoziati in borsa o obbligazioni, e potrebbero essere sottoscritti senza bisogno di consulenza finanziaria, e un piano "su misura" che potrebbe includere attività più complesse e richiederebbe consulenza.
Inoltre, gli Stati dovranno garantire che questo prodotto europeo riceva un trattamento fiscale "paragonabile" e gli stessi incentivi dei sistemi pensionistici privati nazionali.
Infine, Bruxelles propone di modificare la direttiva sui fondi pensione aziendali o professionali per rimuovere gli ostacoli a determinati investimenti e facilitare la crescita e la diversificazione dei portafogli.