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Sport, la rottura del tendine d'Achille falcidia le stelle della NBA

 
Sport, la rottura del tendine d'Achille falcidia le stelle della NBA

Tyrese Haliburton, Lillard e Tatum fuori per infortunio: il tendine d’Achille è la nuova “bestia nera” della post-season NBA. Medici e analisti in allerta

Una nuova emergenza si affaccia sul parquet della NBA: la rottura del tendine d’Achille, tra gli infortuni più gravi e temuti dagli atleti, sta diventando un vero flagello nella post-season 2025. Nell’arco di poche settimane, tre superstar del basket americano sono state messe fuori gioco da questa lesione che richiede lunghi tempi di recupero, mettendo a rischio intere stagioni.

L’ultimo caso, clamoroso, è quello di Tyrese Haliburton, guardia degli Indiana Pacers, infortunatosi nelle prime fasi dell’ultima decisiva gara contro gli Oklahoma City Thunder. Prima di lui erano già caduti Damian Lillard, dei Milwaukee Bucks, e Jayson Tatum, ala dei Boston Celtics. Tre nomi pesanti, tre pilastri del gioco esplosivo e fisico che rende il basket professionistico americano spettacolare e, al tempo stesso, estremamente usurante.

Il tendine d’Achille, tallone d’Achille della NBA?

Il tendine d’Achille è il più spesso e il più resistente del corpo umano, collegando i muscoli del polpaccio all’osso del tallone. Può sopportare fino a sei volte il peso corporeo, ma è anche particolarmente esposto agli stress improvvisi tipici del basket: scatti, arresti, salti e ripartenze. “È proprio il gioco in sé a essere biomeccanicamente rischioso per questo tipo di infortunio”, spiega il dottor Adam Bitterman, chirurgo ortopedico e direttore clinico del Northwell Medicine di New York.

Bitterman nota un aumento generalizzato delle rotture, “non solo tra i professionisti, ma anche tra gli studenti e i dilettanti”, segnalando fattori di rischio esterni: dalle scarpe sportive non adatte a stili di vita sbilanciati, fino a patologie latenti.

Le partite non c’entrano? Il punto della NBA

Il dibattito si infiamma. Sono troppe le partite? Il calendario della NBA prevede 82 gare di stagione regolare più un fitto programma di playoff. Ma Adam Silver, commissioner della lega, ha negato ogni correlazione tra compressione del calendario e infortuni: “Non ci sono evidenze che dimostrino che meno partite significhi meno infortuni. Anzi, i numeri mostrano una flessione nei playoff”, ha dichiarato alla stampa.

Una posizione che sposta l’attenzione non sulla quantità, ma sulla qualità dello sforzo fisico: oggi gli atleti NBA sono macchine di potenza e velocità, costantemente sottoposte a carichi esplosivi, ad altissima intensità.

Un infortunio che cambia carriere

La rottura del tendine d’Achille non è mai banale: servono almeno nove mesi fino a un anno per tornare a competere ad alti livelli, e spesso non si ritorna mai davvero come prima. Haliburton rischia di saltare tutta la stagione 2025-2026, mentre per Tatum e Lillard il rientro è stimato in tempi incerti, condizionati dalle rispettive risposte alla riabilitazione.

Il tendine d’Achille sta insomma diventando il nuovo incubo dello sport professionistico, e forse il basket — in prima fila — dovrà iniziare a ripensare carichi di lavoro, prevenzione e materiali tecnici. Perché, come suggerisce il nome stesso, nessuno è invincibile.

Redazione