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Italia, dopo il Covid più malattie e meno salute: allarme nel Mezzogiorno

 
Italia, dopo il Covid più malattie e meno salute: allarme nel Mezzogiorno

Un’analisi pubblicata su The Lancet Public Health e condotta dai ricercatori italiani dell’Irccs Burlo Garofolo evidenzia l’impatto duraturo della pandemia sulla salute, con particolare gravità nelle regioni meridionali.

Il Covid-19 ha lasciato segni profondi e duraturi sulla salute degli italiani, arrestando un progresso che durava da due decenni. È quanto emerge da una recente analisi scientifica condotta da un gruppo di ricercatori dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, finanziata dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e pubblicata sulla rivista The Lancet Public Health.

L’impatto duraturo della pandemia su aspettativa di vita e salute in Italia

Secondo lo studio, l’aspettativa di vita alla nascita, che tra il 2000 e il 2019 era passata da 79,6 a 83,4 anni, ha subito un’inversione nel 2020, scendendo a 82,2 anni, con una timida ripresa l’anno successivo (82,7). L’aspettativa di vita in buona salute, che aveva raggiunto i 71,7 anni nel 2019, è calata a 70,7 anni nel 2020, con un recupero minimo nel 2021 (70,9). Allo stesso tempo, è aumentato il numero di anni vissuti con disabilità, soprattutto in regioni con una popolazione mediamente più anziana come Liguria, Molise e Friuli Venezia Giulia.

Ma il dato forse più preoccupante riguarda il Mezzogiorno, dove lo studio denuncia un aggravarsi delle disparità sanitarie e socioeconomiche. Nonostante il Nord presenti una popolazione mediamente più anziana, sono le regioni meridionali a registrare una minore aspettativa di vita e un peggior stato di salute generale, confermando una disomogeneità qualitativa e territoriale nell’accesso ai servizi sanitari.

Salute mentale e politiche sanitarie: urgono interventi strutturali

Particolarmente grave anche l’impatto sulla salute mentale, con un aumento significativo dei disturbi d’ansia e depressione, specialmente tra le donne. Una tendenza che sottolinea la necessità di interventi urgenti e strutturali. I ricercatori sottolineano la necessità di rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale, abbandonare i processi di privatizzazione, garantire l’equità nell’accesso alle cure e investire su prevenzione e sanità pubblica. Interventi mirati su stili di vita non salutari, come fumo, alcol, ipertensione e obesità, sono considerati prioritari. Potenziare gli screening e la diagnosi precoce rappresenta un ulteriore passo fondamentale per ridurre il carico di malattia e migliorare la qualità della vita.

“La pandemia ha amplificato criticità preesistenti nel sistema sanitario, rendendo ancora più urgente la necessità di riforme strutturali volte a garantire un accesso equo alle cure su tutto il territorio nazionale” – si legge nello studio.

Redazione