Un giovane di 32 anni nato con una rara cardiopatia congenita è stato salvato grazie a un intervento innovativo di cardiologia mininvasiva eseguito all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Il paziente, 32 anni, affetto da cuore univentricolare – una condizione in cui solo un ventricolo è funzionale – era in grave pericolo per una insufficienza mitralica severa che comprometteva oltre il 60% del sangue ossigenato. La procedura, unica nel suo genere e con pochi precedenti nella letteratura scientifica internazionale, è stata autorizzata dal Comitato Etico dell’Ospedale e dal Ministero della Salute. Si è trattato di un impianto transcatetere di tre clip valvolari, realizzato con manovre fuori standard e con il supporto di modelli 3D del cuore e simulazioni virtuali.
“Abbiamo dovuto attraversare il condotto di Fontan per raggiungere la valvola mitrale, una via d’accesso del tutto anomala – spiega il dott. Gianfranco Butera, responsabile di Cardiologia Interventistica –. Le caratteristiche anatomiche erano uniche, per questo sono state necessarie strategie non convenzionali”.
Il paziente è stato dimesso dopo solo sei giorni
Il paziente è stato seguito fin dalla nascita dal Bambino Gesù, dove ha affrontato una lunga serie di interventi cardiochirurgici per creare un sistema di circolazione alternativo, noto come Fontan, che consente al sangue venoso di raggiungere i polmoni senza passare dal cuore. Ma con il tempo, il superlavoro imposto al solo ventricolo funzionante ha portato al deterioramento della valvola mitrale, rendendo impraticabile la chirurgia tradizionale a cuore aperto.
Grazie alla collaborazione multidisciplinare tra cardiologi, cardiochirurghi, radiologi, anestesisti e ingegneri dell’ospedale, e al supporto di specialisti internazionali come il prof. Matthew Gillespie del Children’s Hospital of Philadelphia e il prof. Francesco Maisano dell’Ospedale San Raffaele, l’intervento è stato eseguito con successo.
“L’insufficienza mitralica è stata ridotta da grave a inferiore al lieve – aggiunge Butera –. Il paziente ha avuto un recupero rapido ed è stato dimesso dopo solo sei giorni, con una significativa riduzione della terapia farmacologica”.
Un polo europeo per le cardiopatie congenite rare
L’intervento rappresenta un traguardo all’interno di un programma di eccellenza del Bambino Gesù per lo sviluppo di tecniche avanzate nel trattamento delle valvulopatie congenite. Obiettivo: offrire alternative terapeutiche sicure a pazienti con patologie rare e ad alto rischio chirurgico.
“Negli ultimi vent’anni – spiega la dott.ssa Claudia Montanaro, responsabile della Cardiologia del Congenito adulto – il miglioramento delle cure ha permesso a molti pazienti con cardiopatie congenite di raggiungere l’età adulta. Ma questo comporta nuove sfide, spesso ancora inesplorate. Servono competenze dedicate e approcci personalizzati”.